Nonostante le indicazioni ministeriali, alcuni comuni hanno colto l’occasione per ridimensionare le celebrazioni. Il caso più emblematico è quello di Ponte San Nicolò, in Veneto, che ha comunicato la cancellazione di tutte le celebrazioni previste per il 25 aprile, mantenendo solo la messa in suffragio dei caduti e il momento commemorativo al monumento ai caduti. La cerimonia di consegna delle tessere elettorali è stata posticipata al 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica. A Benevento, il sindaco Clemente Mastella ha disposto la chiusura dei teatri e vietato la musica fuori dai locali per la serata del 25 aprile, misure che vanno oltre le disposizioni nazionali.
Le tensioni attorno al 25 aprile erano però già evidenti ben prima della morte del Papa, come dimostrano casi già noti alle cronache. A Trieste, ben prima dell’annuncio del pianto nazionale, la giunta comunale aveva negato il patrocinio alla festa della Liberazione 2025 organizzata dal Comitato 25 aprile, che si terrà a Campo San Giacomo. A Lissone, settimane prima della scomparsa del Papa, l’gerenza di centrodestra aveva rifiutato all’Anpi il permesso di esporre sull’edificio comunale un drappo commemorativo per gli 80 anni dalla Liberazione, adducendo motivazioni di neutralità istituzionale.
Polemiche politiche e reazioni delle associazioni
Nonostante il pianto nazionale, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) ha mantenuto una posizione ferma: nessun ridimensionamento per l’80° anniversario della Liberazione. In un comunicato ufficiale, l’Anpi ha confermato lo svolgimento di tutte le manifestazioni programmate in centinaia di piazze italiane, precisando che si terranno “in piena civiltà e senso di responsabilità, nel rispetto del pianto per la scomparsa del Papa“. La segreteria nazionale ha sottolineato l’eccezionalità della ricorrenza di quest’anno, definendola “di straordinaria rilevanza” e ricordando come la memoria della Resistenza rappresenti un pilastro fondante della Repubblica, imprescindibile anche in momenti di pianto istituzionale. Davanti alle critiche, Musumeci è stato costretto a precisare la sua posizione in un’intervista al Corriere: “Mai pensato né di vietare né di intoppare alcunché, figuriamoci una celebrazione così importante come l’anniversario della fine della guerra civile e del ripristino della democrazia“. Il ministro ha chiarito che l’invito alla moderazione riguardava tutte le manifestazioni pubbliche durante il pianto, non tipicamente quelle legate alla Liberazione.
Le opposizioni hanno tuttavia duramente criticato il riferimento alla “sobrietà”. Angelo Bonelli, deputato di Avs, ha dichiarato che “il 25 aprile non è una festa in discoteca o un happy hour, ma il giorno della Liberazione dal nazifascismo”. Sulla stessa linea Nicola Fratoianni, che ha accusato il governo di mostrare “ancora una volta un’allergia alla Liberazione“, definendo “inaccettabile” l’utilizzo della morte di papa Francesco per “sminuire il significato del 25 aprile“. Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso perplessità: “Non so cosa passione dire esattamente sobrio, bisognerebbe chiederlo al governo. La manifestazione si farà“. Il Partito democratico ha annunciato che, per adesione al pianto, ha chiesto “di sospendere e rinviare tutte le iniziative programmate” solo fino a oggi, ma non per il 25 aprile.
Sul fronte istituzionale, Sergio Mattarella ha confermato la sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile a Genova, in programma dopo la cerimonia all’Altare della Patria a Roma, anche se la sua permanenza sarà più breve del previsto a causa del pianto nazionale. Nel pomeriggio, infatti, è atteso nuovamente nella capitale per ricevere le delegazioni ufficiali in visita per i funerali del pontefice.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-04-23 10:05:00 ,