Aveva nascosto sei chili di droga, suddivisa in panetti, all’interno del contro-soffitto della dispensa del suo ristorante. Mentre nella cassaforte nascondeva una pistola e diverse munizioni pronte per l’uso. Il tutto nel cuore di uno dei locali più famosi di Torre Annunziata, il ristorante delle cene politiche e degli incontri di partito. Perché dai tavoli de “L’incrocio” di via Vittorio Veneto, sono passati tutti, anche i campioni dello sport e i calciatori del Savoia. Quell’attività doveva essere il simbolo del riscatto dell’area sita a pochi passi dagli scavi di Oplonti. E invece anche qui il cancro della droga, del crimine e del malaffare ha messo le sue radici. Almeno è ciò che emerge dall’operazione congiunta messa a segno dai carabinieri e dalla guardia di finanza nell’ambito di un’attività coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Il blitz
In cella è così finito Alfonso Contieri, il titolare del ristorante. Un insospettabile che al suo impegno nella ristorazione aveva affiancato una interessata passione per le vicende della politica cittadina. Intrecci che hanno spinto tra i tavoli del suo locale decine di ex amministratori comunali. Tanti come i politici che hanno partecipato, qualche anno fa, all’inaugurazione del locale. Un evento nel quale venne usata l’immagine del nuovo ristorante come simbolo del rilancio di un territorio che oggi come ieri resta abbandonato a se stesso. E così, quando nella tarda serata di martedì finanzieri e carabinieri si sono presentati alle porte del ristorante, Contieri pensava si trattasse di una cena delle forze dell’ordine. Ma a stroncare il suo sorriso ci sono gli sguardi severi degli uomini in divisa intervenuti per il blitz. «Siamo qui per un controllo», le parole che gelano l’imprenditore davanti alla cassa. Contieri viene invitato ad aprire la dispensa, il piccolo sgabuzzino che si trova vicino alla cucina. Non riesce a capire quello che sta accadendo, o meglio, prova a fingere di scendere dalle nuvole. Ma i finanzieri sanno bene dove cercare per trovare la droga. Pochi secondi e dal contro-soffitto spunta una borsa con all’interno una serie di panetti. Gli uomini in divisa li aprono con un coltello da cucina. Dentro c’è la cocaina. Sei chili di polvere bianca purissima. Ma non è l’unica scoperta. I finanzieri hanno anche recuperato una pistola modello Glock nascosta invece nella cassaforte assieme a 30 proiettili. Contieri (difeso dall’avvocato Massimo Lafranco) a quel punto, con sguardo basso, non ha potuto far altro che confessare.
L’arresto
In contemporanea a finire nel mirino è stato anche Antonio Garofalo (difeso dall’avvocato Antonio Di Martino). Le forze dell’ordine si sono spostate nel suo scantinato e qui hanno recuperato altri cinque chili di cocaina. Stesso confezionamento, stessa suddivisione e con molta probabilità stesso “sistema”. Entrambi, dopo le formalità di rito, sono stati arrestati e condotti in carcere, a Poggioreale. Dovranno chiarire la loro posizione nelle prossime ore durante l’udienza di convalida del fermo. I due sono entrambi accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante delle ingenti quantità. La droga sequestrata, confezionata e venduta al dettaglio, poteva valere fino a quasi mezzo milione di euro complessivo.
Le indagini
Un affare enorme dietro il quale potrebbe celarsi l’ombra degli interessi della criminalità organizzata. Sono in corso ulteriori accertamenti per chiarire come quell’imprenditore con la passione per la politica avesse messo le mani nell’affare della cocaina. E soprattutto quali sono i canali di rifornimento che hanno spinto la droga all’interno di quel locale frequentato dai politici di Torre Annunziata. Forse Contieri era un semplice custode? Oppure è in affari con narcos e pusher legati alla criminalità organizzata del territorio? Dubbi che dovranno essere chiariti dalle forze dell’ordine e dall’Antimafia che indaga sul caso.
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di Giovanna Salvati
www.metropolisweb.it
2022-04-13 20:11:42 ,