L’accordo potrebbe essere bloccato prima ancora di iniziare. Vista l’offerta e le palesi intenzioni alla sua base, il consiglio di amministrazione di Twitter potrebbe decidere di introdurre un cosiddetto shareholder rights’ plan, un strumento che informalmente viene chiamato “pillola avvelenata” ed è pensato per impedire a un singolo azionista di acquistare più di una certa quota di una società (per esempio, dieci %). La tattica diluirebbe il valore delle azioni di Twitter, permettendo agli altri azionisti di aumentare i loro investimenti nella società a un costo minore.
Le preoccupazioni per l’impatto futuro
Altre reazioni al tentativo di acquisizione si sono concentrate su quello che farebbe Musk nel caso in cui l’accordo andasse in porto. Il fatto che, nella lettera che accompagna la sua offerta, Musk abbia citato direttamente la libertà di espressione ha suscitato timori sulla possibilità che l’imprenditore annulli alcune delle misure adottate dalla piattaforma contro l’incitamento all’odio, nel caso in cui ne ottenesse il controllo.
“Direi che ci sarebbe un impatto negativo sulle democrazie di tutto il mondo se una persona come Elon Musk diventasse proprietaria di Twitter” spiega Christopher Bouzy, ideatore di BotSentinel, un servizio che traccia troll e bot su Twitter. L’approccio dispotico di Musk alla libertà di parola darebbe campo libero al ritorno sulla piattaforma di persone come l’ex presidente statunitense Donald Trump, che è stato sospeso definitivamente da Twitter nel gennaio 2021 per aver fomentato l’insurrezione al Campidoglio statunitense attraverso i social media. “Twitter diventerebbe una cloaca zeppa di informazioni false e inaccurate, con conseguenze nel mondo reale“, dice Bouzy.
Uno dei motivi per cui Musk potrebbe voler comprare Twitter – sempre che sia seriamente intenzionato a farlo – è il ruolo di megafono per le sue opinioni che riveste la piattaforma. “È un comunicatore da social media – spiega Cary Cooper, un professore di economia aziendale alla Manchester Business School –. È un cane sciolto, sotto tutti i punti di vista. Ha ottenuto un discreto successo con le sue imprese commerciali, e posso capire che voglia controllare una piattaforma di comunicazione: gli permetterebbe di esprimere le sue opinioni in un modo che è in linea con la sua personalità“.
Il ruolo degli altri azionisti
Ad ogni modo, la grande domanda è quante probabilità ci sono che l’offerta di Musk venga accettata. Se da una parte l’offerta di 54,20 dollari per azione supera il valore precedente all’acquisto di una quota nella società da parte di Musk, rimane inferiore rispetto al picco di 77,06 dollari per azione raggiunto nel febbraio 2021. La cifra, inoltre, è ben al di sotto della media stimata su 52 settimane a cui il titolo della società è stato scambiato. Il premio del 38 % offerto da Musk “rientra grossomodo nella media dei premi corrisposti alle aziende“, che tendono ad attestarsi tra il trenta e il quaranta % rispetto al valore corrente, spiega Galpin. “Non basta a garantire che un numero sufficiente di azionisti approvino un’offerta di quel livello“, aggiunge.
Se da una parte Musk vuole ovviamente che la vendita vada avanti, per altri grandi azionisti – tra cui The Vanguard Group, Morgan Stanley, BlackRock e State Street Corp – le cose potrebbero stare diversamente. Wired UK ha chiesto a tutte e quattro le aziende se sarebbero disposte ad accettare un’acquisizione da parte di Musk. Al momento della pubblicazione dell’articolo, Morgan Stanley non ha risposto. Ed Patterson, responsabile globale delle relazioni pubbliche di State Street Corp, Barbara Williams, direttrice delle comunicazioni aziendali di BlackRock, e la portavoce di Vanguard Alyssa Thornton hanno di comunicato di non voler fare commenti su specifiche aziende.
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di Chris Stokel-Walker www.wired.it 2022-04-15 15:00:00 ,