AGI – Ad Alghero, centro catalano nel nord-ovest della Sardegna, i riti della Settimana santa sono momenti intrisi di silenzio, riflessione, meditazione del dolore. Gli algheresi raccontano la Passione di Cristo da secoli, intrecciando le storie della città e la sua promozione all’estero.
La Confraternita della Misericordia custodisce il Cristo di Alicante, arrivato dal Sud della Spagna il 18 gennaio 1606 e diventato il simulacro simbolo delle processioni di Alghero. Qui il ‘San Christus’, come lo chiamano gli algheresi, fu portato dal mare col naufragio del veliero Santa Maria di Montenero, partito da Alicante e diretto a Genova. Ogni anno le Cofrarias di incappucciati venivano dalla Spagna a rendere omaggio al Cristo di Alicante, statua lignea dalle braccia mobili di fattura spagnola scolpita alla fine del Cinquecento.
Gli spagnoli arrivavano coi costumi d’epoca, con l’accordo di lasciare il loro abito tradizionale come segno di fraternità, una tunica bianca, dal mantello colorato con lo speciale cappuccio a punta a coprire l’intero volto. La Misericordia ha così raccolto oltre trenta abiti da ogni parte della Spagna. Saranno 27 le vesti delle Confraternite catalane che questa settimana, dopo i due anni di stop imposti dalla pandemia, torneranno a sfilare per le strade di Alghero, per ricordare nei riti della Settimana Santa l’identità culturale catalana d’Italia, in attesa di riabbracciare i ‘fratelli’ spagnoli.
L’AGI ha raccolto le voci di alcuni dei fedeli, per i quali partecipare ai riti è “un atto d’amore e riconoscenza”
Il corteo dei lampioni rosso porpora
Con la tradizionale regia della diocesi, del Comune e della Confraternita della Misericordia custode del Cristo di Alicante, si preannuncia un corteo senza precedenti, tra statue, fedeli e i 27 figuranti che indosseranno le vesti medievali delle Confraternite catalane a rappresentare il gemellaggio tra i riti algheresi e quelli iberici.
Apre i Riti la Processione dell’Addolorata, nel tardo pomeriggio del Venerdì di Passione – prima della benedizione delle palme – con il simulacro della Vergine dei Sette Dolori che passa per i vicoli del centro storico semi-illuminato dai lampioni ricoperti di raso rosso porpora. Sono le Consorelle della Misericordia che da decenni si occupano di cucire i drappi rossi che avvolgono i lampioni del centro e di portare i ceri che illuminano il cammino, farols.
Per i riti 2022 sono stati cuciti 230 drappi rossi.
Dal martedì Santo la chiesa è vestita di rosso porpora in segno di lutto per ricordare come Gesù andò incontro alla morte per salvare il suo popolo e la Processione dei Misteri, Processo’ dels Misteris, rappresenta questo cammino con sei statue: Cristo nell’orto degli ulivi, Cristo flagellato, Cristo coronato di spine, Cristo sulla croce, Cristo crocifisso e infine Maria Addolorata.
La sera del giovedì Santo dalla chiesa della Misericordia parte la processione de ‘Les Cerques’ con la piccola statua di Nostra Signora dei Sette Dolori che vaga di chiesa in chiesa, alla ricerca del figlio. La mattina del venerdì Santo la statua del San Christus lascia la chiesetta della Misericordia per dirigersi in Cattedrale dove avviene il rito ‘de Arborament’ o innalzamento in croce, da quel momento il Cristo di Alicante viene vegliato a turno dai Confratelli fino alla sera.
Il legame tra il Cristo di Alicante e la città di Alghero è quasi viscerale. “Quando ho scoperto che il Cristo è arrivato ad Alghero il 18 gennaio 1606 non ci credevo, la mia fede già profonda ha avuto un sussulto. Io sono nato proprio il 18 gennaio”, racconta all’AGI Raffaele Cherchi confratello della Misericordia dall’etaà di 16 anni. “Vivevo in via Principe Umberto, centro storico, accanto al vescovato e una sera i confratelli anziani Bastiano e Carmelo mi portarono in processione, avevo cinque anni e da quel giorno fui loro aiutante e non ho più lasciato la Confraternita”.
Il rito del Descalvament
Alle otto di sera ha inizio il rito del Desclavament, o del Discendimento, con il quale il Cristo viene deposto dalla croce. Una cerimonia intensa e drammatica con i Barons – che rappresentano Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo – che un chiodo alla volta, un braccio alla volta, lentamente depongono il Cristo dalla croce per poi avvolgerlo nel drappo bianco e adagiarlo nel Bressol, la culla che lo ospiterà nella lunga processione notturna per le vie della città.
“Fare il Barone non è una messa in scena”, spiega Raffaele Cherchi, “è un atto di amore, riconoscenza e devozione. Salire sulle scale alte quattro metri per raggiungere la cima della croce e procedere al rito del Desclavament permette di ripercorrere la sofferenza che Cristo ha vissuto per noi”.
Barbara De Martis, consorella, quest’anno percorrerà la sua sessantesima processione. Aveva 5 anni quando ha iniziato a uscire per le stradine ciottolate del centro storico. Anche lei abitava in centro storico, vicolo Buragna, dove i riti della settimana santa erano un momento molto sentito. Andava in processione con la sua mamma. “Ogni anno era un’emozione diversa ma sentivo che mi mancava qualcosa”, racconta De Martis. “Sentivo la mancanza del rito del Desclavamet che si vive appieno e in prima fila se si fa parte della Confraternita della Misercordia. Così circa quindici anni fa, alla ricerca di quell’emozione e quella verità, sono diventata Consorella e ogni anno riesco a vivere una emozione in più”.
Dopo il Desclavament, alle 21.30 la processione dalla Cattedrale si snoda per le vie della città, in testa la Croce bianca, portata con orgoglio da Bastiano Ligios che come confratello anziano ha assorbito il ritmo scandito dalla banda Dalerci e il passo del lungo corteo. Seguono le Consorelle con i farols, la tunica bianca con il velo nero, i 9 vassoi – che ospitano i martelli, le tenaglie, le due fasce e i chiodi – la croce, le scale e i figuranti con gli abiti delle Confrarias catalane ad annunciare l’arrivo del Bressol con il Cristo di Alicante.
Con gli stendardi, le statue di San Giovanni e l’Addolorata si chiude la processione. I fedeli, che vengono invitati a indossare abiti scuri e a portare i farols per illuminare il cammino, si inseriscono all’interno del corteo. A simboleggiare le stazioni della via Crucis, 14 slarghi della città ospitano cori polifonici che animano e rendono ancora più struggente la silenziosa marcia fatta di rosari e preghiere che fa ritorno alla chiesa della Misericordia all’una di notte.