Potremmo essere travolti. L’allarme lanciato a gran voce dagli strateghi del Partito democratico americano cresce di sondaggio in sondaggio, davanti alla popolarità ferita di Joe Biden, schiacciata dalle incognite sull’economia a cominciare da un’inflazione che galoppa ai massimi da quarant’anni. E dalla sfiducia nella sua leadership – anche nella crisi con la Russia. È un allarme che guarda alle elezioni di midterm, ormai dietro l’angolo: a novembre i Democratici temono una Waterloo, che costi loro la maggioranza sia alla Camera che al Senato e azzoppi definitivamente mandato e agenda di Biden, se nulla cambierà in questi mesi. Particolarmente traumatica è la caduta di consensi nell’elettorato più giovane e tra le minoranze, pilastri della vittoria nel 2020.
Debacle nei sondaggi
I più recenti numeri su scala nazionale, per la Casa Bianca, sono una doccia fredda. Quinnipiac University ha riportato un record negativo di consensi per Biden al 33%, con il 54% che disapprova. Se il 76% dei democratici gli dà fiducia e il 94% dei repubblicani lo boccia, è tra gli indipendenti che emergono le difficoltà: viene silurato dal 54% contro il 26 %. Neppure la condotta davanti alla guerra in Ucraina sollecita unità alle sue spalle: il 39% approva, il 52% chiede di più contro Mosca.
Quinnipiac è di gran lunga il più negativo tra i grandi sondaggi. Ma non è isolato nel denunciare la debolezza di Biden. Una recente media delle rilevazioni calcolata da Cnn lo trova al 39% con il 55% che disapprova. La più ampia analisi di FiveThirtyEight, che tiene conto di qualità e attendibilità delle inchieste d’opinione, vede Biden al 41,6% contro il 52,2. Il rapporto tra simili percentuali e urne è iscritto nell’esperienza politica: la perdita media di seggi alla Camera per il partito del presidente quando l’approvazione è sotto il 50% è di 37. Bill Clinton nel 1994 era al 46% e ne vide svanire 54; Barack Obama nel 2010 era al 45% e ne cedette 63. Biden ha oggi una risicata maggioranza di cinque seggi alla Camera e al Senato una impasse di 50-50 è spezzata dal voto della vicepresidente Kamala Harris.
Paure economiche ed effetto Afghanistan
Lo scivolone del presidente trova molteplici spiegazioni: le nuove paure economiche si sono sommate alla caotica uscita dall’Afghanistan in politica estera e, sul fronte domestico, ai falliti sforzi di far passare capitoli ambiziosi, ma controversi, dei suoi disegni di riforma sociale e ambientale. Il tutto tra critiche per difetti di carisma e comunicazione.
Più precisamente, Gallup ha però rilevato il dominio oggi del carovita, a cominciare dai prezzi dell’energia, tra gli elettori: quasi uno su cinque lo ritiene la questione nettamente più urgente, rispetto al 9% che cita la crisi in Ucraina e il 3% la pandemia. «Gli elevati prezzi della benzina sono tra le maggiori ancore del tasso di approvazione dei presidenti», ha sottolineato Jeff Jones di Gallup al quotidiano parlamentare The Hill.