Anche se siete stati abbastanza sfortunati da aver già avuto un incontro ravvicinato con il virus Sars-CoV-2, la vostra esperienza con Covid-19 potrebbe non essere finita. Preparatevi al secondo round (e al terzo, e forse al quarto, e via discorrendo).
Nei primi mesi della pandemia, le reinfezioni rappresentavano un evento eccezionale, al punto da fare notizia a livello mondiale. “Quando la pandemia è iniziata, tutti pensavano che una volta preso [il Covid-19, ndr], la questione fosse finita lì“, spiega Juliet Pulliam, direttrice del Centro sudafricano Dsi-Nrf per la modellazione e l’analisi epidemiologica dell’Università di Stellenbosch.
A due anni di distanza, questo senso di novità è in gran parte scomparso. La tempesta perfetta rappresentata dal calo dell’immunità, l’allentamento delle restrizioni e la diffusione di una variante estremamente contagiosa ha fatto sì che per molte persone le reinfezioni siano diventate una cosa normale. Ma anche mettendo da parte questi fattori, è sensato che oggi il numero delle reinfezioni sia più alto che mai. In questa fase della pandemia, era inevitabile che il contagio ripetuto diventasse più comune rispetto al passato, a causa dell’enorme numero di persone che hanno già contratto Covid-19: non ci si può reinfettare se non si è stati contagiati una prima volta.
Al di là della matematica basilare, non è sorprendente che si verifichino reinfezioni, spiega Aubree Gordon, epidemiologa che si occupa di malattie infettive presso la University of Michigan: “Il virus è cambiato molto“, dice. Se siete stati infettati da una variante passata, Omicron risulterà in gran parte irriconoscibile per le difese immunitarie del vostro corpo e più difficile da prevenire.
Ma se le reinfezioni sono ormai parte integrante del futuro della pandemia, quanto sono frequenti? Determinarne il numero esatto è difficile, a causa del calo dei test e delle segnalazioni, che ha reso molto più complicato il monitoraggio di tutti i tipi di infezioni da Sars-CoV-2. Inoltre, non tutti definiscono la reinfezione allo stesso modo; le autorità sanitarie del Regno Unito, per esempio, richiedono che trascorrano almeno novanta giorni tra il primo e il secondo contagio perché questo venga considerato una reinfezione. Altre, come il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, utilizzano un intervallo minimo di sessanta giorni tra le infezioni.
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di Grace Browne www.wired.it 2022-06-12 05:00:00 ,