Le sanzioni occidentali contro Mosca stanno colpendo duramente il settore aereo, mentre i jet di linea vengono cannibalizzati per recuperare i pezzi di ricambio ormai non più acquistabili dall’estero. In particolare, quelli della la compagnia statale Aeroflot, la cui flotta è formata all’80% da Boeing statunitensi e Airbus europei, ma anche i Sukhoi Superjet di fabbricazione russa dipendono fortemente da componenti occidentali. In questo modo la Russia sarà costretta a far volare sempre meno aerei e a ridurre fortemente la sua presenza nel settore.
Le sanzioni occidentali, imposte contro Mosca dopo la sua aggressione e invasione dell’Ucraina, non hanno bloccato solo l’acquisto dei pezzi di ricambio, ma anche la possibilità per le compagnie aeree russe di effettuare operazioni di manutenzione in Europa o negli Stati Uniti. Per questo, gli operatori sono stati costretti a limitare il numero di voli e a smontare alcuni aerei per recuperare i pezzi da usare in caso di guasto o per la regolare manutenzione dei velivoli.
Attualmente, secondo quanto riportato da Reuters, un Airbus A350 appena comprato e un Sukhoi Superjet 100 sarebbero bloccati a terra per essere disassemblati, altri pezzi invece sarebbero stati già prelevati da alcuni Boeing 737 e Airbus A320. Secondo i calcoli di Reuters, basati sui dati Flightradar24, circa il 15% degli aerei di Aeroflot sono rimasti a terra da luglio, mentre tre dei sette Airbus A350 della compagnia sarebbero fermi da più di tre mesi. La pratica di rimuovere parti da un velivolo per farne volare un altro, sebbene sia relativamente rara, il più delle volte è legata a difficoltà finanziarie e non si è mai verificata su una scala simile a quella della vasta cannibalizzazione prevista in Russia per affrontare l’impatto delle sanzioni.
Inoltre, già nel corso dei prossimi mesi la situazione è destinata a peggiorare, dato che le nuove generazioni di jet civili hanno bisogno di continui aggiornamenti, perché molte parti hanno una vita limitata, e mantenere in servizio gli Airbus e i Boeing di stanza in Russia sarà sempre più difficile, senza i componenti e l’expertise occidentale.
Gli aerei smontati potrebbero in realtà tornare operativi, a condizione che i pezzi rimossi vengano ripristinati, ma anche in questo caso non è detto che riescano a rispettare gli standard di sicurezza necessari a tornare a volare nei mercati globali. Oltre all’aviazione civile, le sanzioni occidentali hanno anche colpito parte della flotta militare russa, in particolare i bombardieri serie Q, la cui manutenzione era effettuata all’estero.
Tuttavia è improbabile che la Russia riesca a recuperare i necessari pezzi di ricambio, anche tramite compagnie asiatiche o mediorientali, perché queste temono il rischio di sanzioni secondarie contro di loro da parte dell’occidente. Ogni pezzo, infatti, ha un proprio numero di serie unico e gli acquirenti finali devono essere comunicati a Boeing e Airbus, prima di ricevere i ricambi, pertanto, se i documenti dovessero riportare come acquirente finale una compagnia aerea russa è probabile che nessuno voglia accettare di effettuare la vendita: “né la Cina, né Dubai” si legge sempre su Reuters.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-08-10 12:37:58 ,