Taiwan ha salutato con soddisfazione la firma di ieri del nuovo accordo commerciale con gli Usa progettato per approfondire i legami economici, ma destinato inevitabilmente a irritare la Cina che rivendica la piena sovranità sull’isola destinata alla riunificazione anche con la forza, se necessario. «È un nuovo inizio», ha commentato il portavoce del gabinetto di Taipei, Alan Lin, attribuendo all’intesa una «portata storica», nell’ambito di un quadro di colloqui bilaterale denominato “Iniziativa Usa-Taiwan sul commercio del XXI secolo”. «Taiwan continuerà a muoversi verso un Fta (un accordo di libero scambio, ndr) completo con gli Stati Uniti per garantire la nostra sicurezza economica», ha aggiunto Lin.
Ieri, in vista della firma, la Cina aveva avvertito Washington di non approvare alcun patto caratterizzato da «connotazioni di sovranità o di natura ufficiale con la regione cinese di Taiwan», aveva ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, sollecitando gli Usa a «non inviare segnali sbagliati alle forze indipendentiste di Taiwan in nome del commercio». Il patto è «destinato a rafforzare e approfondire le relazioni economiche e commerciali» tra le parti, ha dichiarato Sam Michel, portavoce del Rappresentante del commercio americano.
La mossa vuole aumentare i livelli dell’interscambio razionalizzando i controlli doganali, migliorando le procedure normative e stabilendo misure anticorruzione tra Stati Uniti e Taiwan. L’intesa è stata firmata dai rappresentanti dell’American Institute di Taiwan (l’ambasciata del facto Usa a Taipei) e dell’Ufficio di rappresentanza economica e culturale di Taipei negli Stati Uniti (la missione diplomatica de facto dell’isola) alla vigilia del vertice annuale sulla sicurezza dello Shangri-La Dialogue, in programma a Singapore da oggi al 4 giugno. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin e il suo omologo cinese Li Shangfu partecipano all’evento, ma non dovrebbero avere – come negli anni passati – un bilaterale.
Austin, dopo aver visto ieri a Tokyo la controparte nipponica Yasukazu Hamada, ha espresso disappunto e dispiacere per la decisione di Pechino di rifiutare l’incontro: «È importante – ha detto – che i Paesi con capacità significative parlino tra loro in modo da gestire le crisi e impedire che le cose vadano fuori controllo inutilmente».