“La nostra risposta a Twitter”: così ieri Chris Cox, chief product officer di Meta, ha definito la nuova app della compagnia nel corso di una riunione aziendale. Identificata con il nome in codice Project 92, che potrebbe poi mutare in Threads una volta resa pubblica, l’applicazione non è altro che un feed di aggiornamenti di testo, a cui gli utenti possono aggiungere foto, video e commenti, esattamente come accade su Twitter. A differenza del social di Musk, però, l’applicazione di Meta avrà soltanto 4 sezioni: il feed principale, esplora, preferiti e il profilo dell’utente. E non è tutto.
Secondo quanto riferito da Cox, gli utenti potranno accedere al nuovo social utilizzando le credenziali di Instagram, da cui saranno mutuate tutte le loro informazioni personali. Inoltre, la nuova app standalone di Meta sarà integrata con ActivityPub, che permetterà agli utenti di portare con sé i propri account e follower su altre app che supportano il medesimo sistema, incluso Mastodon. E che dire, invece, del reale utilizzo che si potrà fare del social? A quanto pare, non sono stati anticipati dettagli al riguardo, fatta eccezione per l’indicazione secondo cui la lunghezza massima dei post sarà di 500 caratteri.
Al di là di questo, però, Cox ha scelto di non anticipare nulla riguardo il nuovo social di Meta, ma ha chiaramente riferito che i dirigenti della compagnia sono sono già in trattative con varie celebrità per aumentarne l’uso. Tra queste DJ Slime, Oprah e il Dalai Lama, personalità perfettamente in linea con la filosofia dell’app, pensata per attirare il pubblico adulto che nei prossimi mesi potrebbe decidere di lasciare Twitter alla ricerca di alternative migliori (ammesso che non lo stia già facendo). Non a caso, secondo una ricerca di qualche anno fa l’età media degli utenti adulti di Twitter negli Stati Uniti si aggira intorno ai 40 anni, il che spiegherebbe la scelta di Meta di utilizzare personaggi di un livello culturale elevato per veicolare il loro interesse sul nuovo Threads. Ammesso che si chiamerà così.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-06-09 12:27:21 ,