Perché leggere questo articolo? Carmine Gazzanni, tra gli autori della serie tv in arrivo su Disney+. “Avetrana lente di ingrandimento sul cinismo dei giornalisti, ma ancora di più sul voyeurismo macabro di noi telespettatori”. L’intervista.
Arriva il 25 ottobre su Disney+ «Avetrana: Qui non è Hollywood». La serie tv che racconta il colpa di Sarah Scazzi, una delle pagine di cronaca nera più tristi della Puglia. Composta da quattro episodi, diretta da Pippo Mezzapesa, la serie è tratta dal libro «Sarah la ragazza di Avetrana» dei giornalisti Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni (Fandango Libri). Ogni puntata adotta il punto di vista di uno dei quattro protagonisti della tragica vicenda. La vittima, Sarah Scazzi (interpretata da Federica Pala), la cugina Sabrina Misseri (Giulia Perulli), e i genitori di questa, Michele (Paolo De Vita) e Cosima (Vanessa Scalera).
Il giorno in cui è stato rilasciato il trailer della serie, l’utilizzo del nome della città Avetrana è stato contestato dal sindaco Antonio Iazzi. “L’azienda comunale di Avetrana – ha comunicato – disconosce la scelta di utilizzare la denominazione del Comune nel titolo del film inerente all’omicidio di Sara Scazzi. Disconosce altresì voci di presunti accordi o partecipazione a introiti per il Comune. Si riserva di valutare possibili azioni legali”. L’azienda locale sta tentando di astenersi da il più possibile l’accostamento della città alla tragica vicenda, come riporta l’Adnkronos: quando Michele Misseri è tornato in libertà, il sindaco ha emesso un’ordinanza per chiudere la strada dove è ubicata la villetta della famiglia Misseri per astenersi da che potesse diventare meta di curiosi e di giornalisti e fotografi. Abbiamo rivolto alcune domande a Carmine Gazzanni, che oltre ad essere autore della fiction, ha curato la sceneggiatura insieme ad Antonella W Gaeta.
Gazzanni, perché tutta questa attenzione su Avetrana?
Abbiamo seguito questa vicenda fin dall’inizio, cercando di donarle corpo prima con il libro “Sarah – La ragazza di Avetrana” (Fandango) e dunque con un documentario che è stato mandato in onda su Sky. Adesso con la serie che vedrà la luce su Disney+ cerchiamo di mantenere il racconto che avevamo fatto nel libro: segnare a far vedere questa storia dai diversi punti di vista dei protagonisti, ovvero Sabrina Misseri e sua madre Cosima, ma anche suo padre Michele. E’ stato un lungo viaggio in un Sud ammaliatore e disperato, che vive delle sue tradizioni ed è vittima di ancestrali pettegolezzi.
Il riferimento a Hollywood è chiaramente relativo al clamore mediatico del caso.
La morte di Sarah Scazzi – cerchiamo di non usare mai la parola caso, perché la troviamo aberrante – ha catturato l’attenzione del pubblico non solo per la tragedia in sé, ma anche per il modo in cui è stata trattata dai media. In un certo senso, abbiamo cercato di esplorare e rappresentare non solo i fatti, ma anche l’eco che ha avuto nella nostra società. La nostra narrazione si è concentrata sul tentativo di capire le dinamiche familiari, le emozioni coinvolte e il modo in cui la vicenda è stata vissuta dalle persone direttamente e indirettamente coinvolte.
Chi sono i protagonisti della vicenda di Avetrana?
Persone qualsiasi che, da un giorno all’altro, si sono trovate a essere personaggi. Se prima parlavano al bar in piazza, improvvisamente si sono trovati a fare i medesimi discorsi calati nelle dinamiche paesane a reti unificate. Il dramma umano, la dimensione familiare e l’incredibile esposizione mediatica. Sono questi gli elementi chiave per comprendere appieno l’omicidio di Sarah Scazzi, e i suoi strascichi nella memoria collettiva e nell’opinione pubblica.
Strascichi amplificati dalla cosiddetta tv del dolore…
I precedenti, come il plastico di Cogne e le controversie su Garlasco, mostrano come ci fosse già un interesse pubblico notevole rispetto alla cronaca nera, ma Avetrana ha portato questo fenomeno a un livello ancora più alto, forse anche a causa dell’epoca dei social media che amplifica ogni dettaglio. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Il tetto di cristallo della decenza si è rotto. E i cocci sono ancora sopra di noi. Cocci che hanno avuto ripercussioni, a nostro avviso, anche sulle questioni giudiziarie, animate dall’impatto mediatico senza precedenti. Non dimentichiamoci che, se da un lato l’attenzione pubblica può spingere le autorità a muoversi con maggiore celerità e determinazione, esiste anche il rischio che la pressione mediatica possa influenzare le percezioni e le decisioni degli investigatori, nonché il modo in cui le prove vengono presentate e interpretate.
Il caso Scazzi rappresenta una sorta di punto di non ritorno?
Sì, perché se da una parte già c’erano stati racconti di cronaca nera della cosiddetta “tv del dolore” – penso soprattutto ad Alfredino Rampi e a Vermicino -, con il colpa di Avetrana si fa un passo ulteriore, perché per la prima volta il 6 ottobre 2010 alla mamma di Sarah, Concetta Serrano, viene comunicato in diretta che la figlia non è scomparsa, dopo 42 giorni di investigazione, bensì è morta e che a uccidere la figlia sarebbe stato – secondo quello che si disse all’epoca – lo zio di Sarah, Michele Misseri.
Cosa rappresenta quel momento?
Quell’episodio è emblematico perché rappresenta un momento in cui tutto sembra diventare giusto. Diventa giusto concentrarsi sul morboso, diventa giusto invadere un paese e intervistare chicchessia modestamente per avere “qualcosa” da dire nel corso delle innumerevoli dirette diventate un appuntamento fisso per la televisione italiana. Diventa giusto spiare dal buco della serratura e raccontare fatti privati che magari nulla c’entrano con l’inchiesta per omicidio. In sintesi, Avetrana è stata una lente di ingrandimento sul cinismo dei giornalisti e degli autori televisivi, ma ancora di più sul voyeurismo macabro di noi telespettatori.
Qual è l’obiettivo che vi siete posti con la serie su Avetrana?
Far emergere la distorsione della narrazione televisiva, avvalendoci proprio di quello strumento, la televisione. Nella sua forma più lontana dal reale come può essere la fiction. Ma è anche la denuncia che anima da sempre il nostro lavoro su questa tragedia. Dopo un’attenta lettura delle carte infatti è chiaro come la verità non sia arrivata ad Avetrana, e come il dramma di Sabrina e Cosima Misseri – costrette all’ergastolo – sia reso ancora più crudele dall’appello di Michele Misseri, che continua a definirsi come l’unico colpevole e che cerca di sgridare l’attenzione pubblica sull’errore giudiziario che vede coinvolta la sua famiglia. L’opinione pubblica ha derubricato Michele Misseri a uomo bonario, a zio affettuoso. Ma leggendo bene i documenti si scopre che non è affatto così. E che il suo lato oscuro, come il ruolo primario che ha avuto nell’omicidio, sono stati banalizzati: Misseri è stato dipinto come inattendibile, ma se si consultano i documenti senza pregiudizi ci si rende conto di cosa nascondono i suoi continui cambi di versione. La nostra speranza è che in questo clima di caccia alle streghe infondato – a cominciare dal caso Yara – ci si renda conto che quello che coinvolge la famiglia Misseri sia un vero e clamoroso errore giudiziario.
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di Antonio Murzio
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2024-09-25 16:00:00 ,
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