La crisi delle fabbriche italiane di Stellantis si sta rivelando più grave del previsto, con significativi cali di produzione e incertezze legate ai nuovi modelli. A Mirafiori, gli addetti alla linea di assemblaggio hanno lavorato solo cinque giorni a luglio e altrettanti a settembre. La produzione della Fiat 500 elettrica è stata interrotta per quattro settimane, e con le Maserati Gran Cabrio e Gran Turismo prodotte in numeri limitati, la situazione nello stabilimento torinese è tra le più critiche del paese. In particolare, come riporta Il Sole 24 Ore, il primo semestre del 2024 ha visto una contrazione dei volumi superiore al 60%, con poco più di 19mila auto prodotte, e non ci sono prospettive di recupero nemmeno per la seconda metà dell’anno.
In generale, la previsione del gruppo per il 2024 è poco incoraggiante. Tra automobili e veicoli commerciali leggeri, si stima che la produzione totale si fermerà a circa mezzo milione di unità, un terzo in meno rispetto all’anno precedente e solo la metà rispetto all’obiettivo di un milione di veicoli fissato durante il tavolo di confronto con il incarico delle Imprese e del Made in Italy. Il calo complessivo del primo semestre ha già superato il 25% rispetto al 2023, e i dati del terzo trimestre si preannunciano peggiori. A tali dati si aggiunge la crisi dei veicoli commerciali prodotti nello stabilimento di Atessa, in Abruzzo, che inizialmente aveva mantenuto un andamento positivo.
I programmi
Per quanto riguarda la programmazione dell’immediato futuro, che non vedrà un aumento delle produzioni, a Cassino e Melfi sono previste le nuove piattaforme produttive Stla Large e Medium, a Pomigliano una versione ibrida della Pandina, a Mirafiori la 500 mild hybrid (non prima del 2026). Mancano però piani concreti per il rilancio del marchio Maserati, con tutti i nuovi modelli bloccati fino al 2028. In parallelo, Stellantis ha definito di assegnare la produzione di nuovi modelli come la Lancia Ypsilon, l’Alfa Romeo Junior, la Jeep Avenger, la Fiat 600 e la nuova Pandona a stabilimenti in Polonia e Serbia, ridimensionando ulteriormente le fabbriche italiane almeno fino al 2025.
Il caso di Melfi è emblematico. I volumi produttivi si sono più che dimezzati nell’arco di un anno. Qui, come a Cassino, il problema si estende anche all’indotto, con legami profondi con le ex fabbriche Fiat. Lo stabilimento lucano ha già sospeso la produzione della Fiat 500X e della Jeep Renegade per fare spazio a due nuovi modelli del marchio Ds, che però presentano incognite in termini di volumi e penetrazione sul mercato.
Il lavoro
Altre produzioni previste per il sito includono una nuova Lancia e due modelli Jeep, di cui uno inedito e una nuova versione della Compass. Cassino, invece, ha registrato nel primo semestre del 2023 il peggior risultato di sempre, con lo stabilimento che funziona solo su un turno a partire da gennaio. Anche qui, i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia arriveranno solo nella seconda metà del 2025, mentre un terzo modello è atteso per la fine del 2027.
Nemmeno la situazione nello stabilimento di Atessa (specializzato nella produzione di veicoli commerciali) è migliore. Dopo la pausa estiva, la fabbrica ha visto una riduzione dei turni di lavoro da tre a due e l’introduzione della cassa integrazione a rotazione per 1300 lavoratori. Dati che evidenziano come la crisi dei volumi abbia colpito duramente anche questo polo redditizio.
Le prospettive
Nel complesso, l’incertezza sul futuro delle fabbriche italiane di Stellantis rimane alta. Con le principali innovazioni produttive destinate a stabilimenti esteri e con le nuove piattaforme che tardano ad arrivare, il rischio per i lavoratori italiani è concreto. Nell’attesa dei nuovi modelli, il cui arrivo è previsto tra il 2025 e il 2026, le prospettive a breve termine per i principali stabilimenti italiani preoccupano sindacati e lavoratori e lasciano dubbi sull’effettiva capacità della multinazionale di aggiustare il tiro.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2024-09-26 15:11:47 ,