di Mara Magistroni
Un po’ a sorpresa, il colosso farmaceutico Pfizer ha annunciato gli ottimi risultati della propria terapia antivirale per curare Covid-19: la combinazione di 2 farmaci (PF-07321332 e ritonavir), somministrata per via orale entro 3-5 giorni dalla comparsa dei sintomi, ha absconfitto dell’89-85% il tasso di ricovero tra persone non vaccinate e con almeno un fattore di rischio. Così tanto che la commissione indipendente di valutazione ha interrotto prima del previsto lo studio clinico, in modo da presentare immediatamente domanda di autorizzazione per l’uso di emergenza. I dati completi, tuttavia, non sono ancora stati sottoposti a revisione paritaria.
Una storia lunga vent’anni
PF-07321332 è una molecola che fa parte della categoria degli inibitori delle proteasi, che sono enzimi che permettono ai virus di completare le fasi di replicazione e perpetuare l’infezione. Già utilizzati nelle terapie per l’hiv, questo specifico farmaco viene sintetizzato da Pfizer per la prima volta nel 2003, con la Sars. L’epidemia di Sars, però, si esaurì in poco tempo e il progetto del nuovo antivirale venne accantonato. Fino al 2020, quando già i primi studi hanno reso evidente che il virus responsabile della Covid-19 (Sars-Cov-2) aveva parecchio in comune con quello della “vecchia” Sars. Ripreso in mano e “aggiornato”, PF-07321332 sembra oggi un ottimo candidato a rimpolpare il nostro arsenale di armi contro Sars-Cov-2.
Lo studio
Ottenute le prime evidenze del fatto che il nuovo farmaco riuscisse a bloccare la replicazione di Sars-Cov-2 nelle cellule coltivate in laboratorio, l’azienda ha iniziato una prima sperimentazione che prevedeva la somministrazione per via endovenosa per poi sviluppare delle più pratiche compresse orali, da poter assumere a domicilio. Perché PF-07321332 per via orale sia efficace, però, deve essere assunto insieme a un altro farmaco antivirale, ritonavir, che impedisce che sia metabolizzato troppo velocemente dall’organismo.
La terapia, chiamata da Pfizer Paxlovid, è stata per ora testata su un piccolo gruppo di persone non vaccinate e con almeno un fattore di rischio per lo sviluppo della forma grave di Covid-19 (anziani o con diabete o malattie respiratorie, ecc). Si parla in totale di 1.200 persone coinvolte nello studio una volta appurata l’infezione da Sars-Cov-2: circa la metà hanno assunto la terapia (2 compresse di PF-07321332 e 1 di ritonavir al mattino e alla sera, per un totale di 6 compresse al giorno per 5 giorni) entro i primi giorni dalla comparsa dei sintomi, l’altra metà invece ha assunto un placebo.
Stando a quanto riferito dall’azienda, il tasso di ricovero del gruppo in terapia è stato dell’89% più basso rispetto al gruppo placebo se i farmaci venivano assunti entro 3 giorni dalla comparsa dei sintomi: solo 3 delle 389 persone che hanno assunto il trattamento sperimentale sono state ricoverate, contro le 27 su 385 che hanno assunto il placebo. Il tasso di ricovero si alza leggermente (ma rimane molto significativo, -85%) se la terapia veniva assunta entro 5 giorni.
Con risultati simili e vista l’assenza di effetti collaterali gravi, riferisce Pfizer nel comunicato stampa, la commissione di valutazione ha ritenuto opportuno sospendere prima del previsto i test per permettere di procedere velocemente con la richiesta di autorizzazione all’uso di emergenza.
Altri trial
La nuova terapia antivirale sta affrontando anche altre prove. Pfizer sta infatti conducendo indagini di efficacia su altre popolazioni, cioè chi non ha particolari fattori di rischio per la forma grave di Covid-19 e i vaccinati. Inoltre si sta verificando l’effetto come terapia preventiva per le persone che sono esposte a alto rischio di contagio, per esempio i familiari di una persona positiva.
Antivirali, monoclonali e vaccini
L’annuncio di Pfizer arriva a poca distanza da quello di un altro nuovo antivirale, il molnupiravir, sviluppato da Merck e da poco approvato in Gran Bretagna. In quanto terapie orali con effetti collaterali non gravi, gli esperti ritengono che possano costituire una svolta nel trattamento delle infezioni da coronavirus, per prevenire le forme gravi. Molto più pratici ed economici dei trattamenti con anticorpi monoclonali con somministrazione endovenosa. Non si esclude inoltre che in futuro le due terapie, che hanno meccanismi d’azione diversi, possano anche essere somministrate in combinazione. Questi nuovi farmaci, però, sottolineano gli esperti, non sostituiscono i vaccini, che non curano ma prevengono l’infezione e che rimangono lo strumento principale per contenere la pandemia.
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www.wired.it
2021-11-08 11:42:45