Il Guardian ha trovato e pubblicato una lettera privata scritta dal primo ministro britannico Boris Johnson nel 2012, quando era sindaco di Londra, in cui diceva che i marmi del Partenone di Atene non avrebbero mai dovuto essere portati via dagli inglesi.
È una questione su cui ho riflettuto profondamente per molti anni. È ovvio che in un mondo ideale i marmi del Partenone non sarebbero mai stati portati via dall’Acropoli e ora sarebbe possibile vederli “in situ”.
Nella lettera Johnson aggiungeva però che dato che ormai i marmi sono al British Museum di Londra da più di 250 anni, rimuoverli e riportarli ad Atene sarebbe una «perdita grave e irrimediabile». Johnson concludeva la lettera dicendo che «per quanto simpatizzi con il caso della restituzione dei marmi ad Atene, d’altro canto devo difendere gli interessi di Londra».
Johnson aveva scritto la lettera in risposta a un appello inviatogli da un politico locale del partito greco Nuova Democrazia della zona dell’Elide, dove si trova l’antica città di Olimpia. L’appello fu scritto il 28 marzo del 2012, due mesi prima che la fiamma olimpica venisse accesa a Olimpia e che la delegazione britannica (formata anche da Johnson) andasse a riceverla per portarla nel Regno Unito in vista delle Olimpiadi di Londra di quell’anno.
Nell’appello si chiedeva che il Regno Unito restituisse alla Grecia i marmi del Partenone, i gruppi scultorei e i fregi che un tempo si trovavano nel principale tempio dell’Acropoli di Atene, e che a inizio Ottocento furono rimossi e portati in Inghilterra dal conte Elgin, ambasciatore nell’Impero Ottomano (di cui la Grecia faceva parte).
Della restituzione dei marmi si discute da anni, e di recente il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha nuovamente chiesto al Regno Unito di riportarli in Grecia. Da quando nel 2019 è diventato primo ministro, Johnson non ha però mai voluto affrontare la questione. Lo scorso marzo in un’intervista al giornale greco Ta Nea aveva difeso come legittimo il possesso dei marmi da parte del British Museum e la scorsa settimana dopo un incontro con Mitsotakis a Londra, aveva fatto sapere tramite un portavoce del governo che non è compito suo occuparsi del problema, ma del British Museum.
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2021-11-23 16:30:12 ,