«Non mi candido a sindaco perché non ho nessuna voglia di farlo, perché mi romperei i c… a fare quel mestiere lì che non so fare». E poi: «Non so neanche amministrare un condominio, figuriamoci Milano. Il consigliere si gratta…, fin lì ci riesco». Vittorio Feltri, 78 anni, direttore editoriale di Libero, dopo oltre mezzo secolo di giornalismo racconta così, a suo modo, l’inizio di una seconda vita: in politica, parallelamente al giornalismo.
Feltri, che da sempre tiene una linea giornalistica con particolare attenzione al Nord e alla Lega, si è però iscritto al partito e guiderà la lista di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni amministrative di Milano: lo ha annunciato la stessa numero uno del partito, Giorgia Meloni, alla presentazione del suo libro «Io sono Giorgia» a Palazzo Reale. Con la discesa in campo di Feltri, la leader sovranista punterebbe a insidiare i consensi della Lega, proprio nella città di Salvini. Tutto mentre il direttore, che da qualche tempo (via Twitter) sta pungolando il nuovo direttore responsabile Alessandro Sallusti: «Ho accettato solo perché me lo ha chiesto lei, che stimo: a un altro avrei risposto di no».
«Ho detto subito di no alla candidatura a sindaco, ma il consigliere comunale lo posso fare, non la trovo una cosa così devastante per la mia vita — commenta Feltri —. Aggiungo un’occupazione ad un’occupazione che ho già. Continuerò a fare il direttore editoriale di Libero, perché il consigliere non è che sta lì tutto il giorno. Non è un lavoro, è una collaborazione».
Il programma da consigliere di Fratelli d’Italia? Anche su questo, il direttore sembra avere le idee chiare: «Io avrei soltanto un paio di obiettivi molto forti: quello di eliminare le piste ciclabili che hanno paralizzato la città, di combattere i monopattini e cercare di restituire a Milano un immagine anche esteriore che sia migliore di quella che è stata disegnata nell’ultimo anno e mezzo con il Covid. Milano in fondo è rimasta la prima città italiana, cerchiamo di ribadirlo».
Per il resto, «Milano è una città che funziona, si tratta di farla funzionare meglio. Mi auguro di poter dare il mio contributo se non riuscirò pazienza». Sarà una città accogliente? «Deve essere accogliente, lo è sempre stata e continuerà ad esserlo ancora di più. Naturalmente, offrendo a chi viene a Milano delle opportunità più allettanti. Questo si può fare». E riguardo il possibile esordio a Palazzo Marino: «Quando sarò lì, cercherò di capire come funziona la baracca, perché non sono pratico — conclude — Io non capisco niente, ma di solito sono uno che intuisce quasi tutto».
6 luglio 2021 (modifica il 6 luglio 2021 | 09:04)
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