“Siamo il Paese più arretrato per quanto riguarda gli stadi di calcio. Ma io sono abituato a pensare che i momenti negativi sono anche momenti di opportunità. Per questo parlai di un commissario per gli stadi. Serve una modalità che metta tutti nelle stesse condizioni nei rapporti istituzionali e negli iter amministrativi”: lo ha detto il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, a margine dell’evento “Sostenibilità e lealtà sportiva” promosso dall’Associazione Davide Astori e che si è tenuto al salone d’onore del Coni.
C’è preoccupazione in vista degli Europei di calcio del 2032, vanno trovati 5 stadi altrimenti la Uefa fra due anni assegna la manifestazione alla Turchia, già pronta. Abodi ha spiegato che è una grande opportunità per tutti, ha parlato dello stadio di Cagliari coi lavori fermi da anni, di Napoli (“ma si deve decidere dove farlo”), di Verona, di Genova, di Firenze, eccetera. “Ci deve essere un coordinatore del procedimento che abbia capacità di supportare – ha aggiunto il ministro -. Serve anche una norma che consenta di snellire le procedure. Bisogna avere coscienza degli errori fatti e il primo messaggio deve partire dal sistema calcio nella sua massima espressione, da Federazione e Lega. Mettiamoci nella condizione di avere infrastrutture moderne e non solo perché avremo gli Europei nel 2032″. Infine una riflessione generale: “E’ un momento nel quale la cronaca ci pone di fronte a fattori critici. La cronaca dei prossimi mesi ci spiegherà quanta realtà ci sia in tutto quello che viene raccontato. Resta il fatto che dobbiamo cogliere questo momento difficile per farlo diventare un momento non solo di riflessioni, ma un momento di decisioni”.
Abodi ha parlato anche di Gabrirele Gravina, e lo ha difeso. “Mi preoccupa moltissimo, però oltre non vado. Sono abituato a parlare con la cautela necessaria. Di fronte a questa vicenda servono prudenza e garanzie. La magistratura in primo luogo farà la sua parte. Io poi sono contrario ai tribunali del popolo e ai processi di piazza”.
“Commissario per gli stadi? Come posso non riconoscere che un commissario è migliore di questo pantano in cui ci sono decine di situazioni che vanno avanti da 30 anni? Io sono favorevolissimo ma voglio leggere molto bene cosa può fare, a chi risponde, chi è, voglio capire se è un tecnico o un politico, perché in caso del secondo ascolta quello che dice il partito…”: la riposta di Giovanni Malagò al ministro Abodi. In merito agli stadi, il n.1 del Coni ha aggiunto: “I vincoli sono quelli delle Sovrintendenze. Il problema è solo politico perché se questa roba la lasci a briglia sciolta la legiferazione che fai è condizionata da altre vicende. Wembley è stato buttato giù e rifatto, non capisco i vincoli su uno stadio fatto 50 anni fa”. “Non siamo mai arrivati a un punto così basso, ma il problema è che, pur essendo arrivati al punto più basso su queste tematiche, le infrastrutture, non siamo mai stati così in alto nei risultati sportivi. A modo nostro abbiamo creato un’eccellenza. I ragazzi dell’atletica, ad esempio, sono pronti per vincere una medaglia – aggiunge Malagò – non si giudica un Paese per quello che fa nel calcio, il calcio è solo lo sport più popolare”. E non si qualifica per le Olimpiadi, già saltate le ultime quattro edizioni. “Io posso presentare delibere in consiglio nazionale del Coni, ma la legge la fa chi rappresenta lo Stato – prosegue – siamo al punto più basso per diversi motivi: dal 2018 a oggi ho incontrato 5 presidenti del Consiglio. Ognuno di questi signori porta un ministro dello Sport diverso e ogni volta ricominci tutto da capo e se ti va benissimo trovi un interlocutore che sa qualcosa, molti di loro però arrivano da altri mondi. E nella migliore delle ipotesi questo signore non è prevenuto nei confronti di quello che è stato fatto prima”. Malagò è preoccupato per il futuro dello sport, i governi che cambiano, Regioni a volte contro i Comuni, burocrazia, scarso ricambio fra i giovani, eccetera. “Inutile illudersi, in futuro non vinceremo come adesso”.
Nessuna sanzione del Cio a Israele per Parigi 2024
Il Cio non ha intenzione di sanzionare Israele prima delle Olimpiadi di Parigi a causa della guerra contro Hamas. “È fuori questione immaginare sanzioni in questo momento”, ha detto Pierre-Olivier Beckers-Vieujan. Alcuni attivisti palestinesi, così come un gruppo di parlamentari di sinistra, hanno chiesto che Israele venga escluso dai Giochi. Ma per il Cio è una situazione diversa diversa rispetto a quella di Russia e Bielorussia. “Le ragioni che hanno portato il Cio a sanzionare inizialmente la Russia e poi il Comitato olimpico russo (Roc) sono molto specifiche. La Russia e, più recentemente, la Corea del Nord, hanno minato parti essenziali della Carta olimpica. Questo non è il caso del Comitato olimpico palestinese, né del Comitato olimpico israeliano che convivono pacificamente insieme. È del tutto chiaro che si tratta di situazioni diverse”, ha spiegato il capo della commissione di coordinamento del Cio per i Giochi parigini.