Afghanistan, Draghi: “I 54 soldati morti sono eroi. Sicurezza e accoglienza: Ue all’altezza”

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Il ritorno dei talebani in Afghanistan è l’occasione per la prima intervista di Mario Draghi da presidente del Consiglio. Al Tg1 il premier italiano comincia ringraziando “i nostri militari, i diplomatici, tutti i cooperanti che per 20 anni sono stati a Kabul, a Herat e in tutto il Paese”. “Loro sono eroi“, aggiunge riferendosi ai 54 soldati italiani morti in questi due decenni. Poi Draghi traccia la direzione che l’Italia vuole intraprendere: innanzitutto, “l’opera di rimpatrio dei diplomatici, dei militari, dei collaboratori afghani continua”. Il futuro invece “è fatto di difesa dei diritti fondamentali, di difesa dei diritti delle donne, di protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni”, dice il presidente del Consiglio, che invoca una collaborazione mondiale che comprenda anche la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita. Per Draghi “il G20 offre naturalmente una sede dove poter avviare questa opera di collaborazione”. Il premier è certo che anche l’Unione europea sarà all’altezza delle prossime sfide: “Siamo tutti consapevoli che la cooperazione è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza“.

L’intervista di Draghi al Tg1 comincia con “un messaggio di affetto sincero alle famiglie dei 54 caduti”. “L’Italia ha perso 54 soldati nel corso di questi 20 anni e circa 700 feriti – ricorda il premier – Alle loro famiglie voglio dire che il loro sacrificio non è stato vano, hanno difeso i valori per cui erano stati inviati, le libertà fondamentali e i diritti delle donne, hanno fatto operazioni per prevenire il terrorismo, hanno fatto del bene”. “Per me e per tutti gli italiani, e lo dico alle loro famiglie, loro sono eroi“, dice Draghi. Ribadendo poi che adesso la priorità è il rimpatrio degli italiani e dei collaboratori afghani: “La gran parte della rappresentanza diplomatica è arrivata a Roma il 16 agosto. Sul campo ci sono ancora delle squadre militari e dei diplomatici (molto pochi) che dovranno aiutare l’evacuazione di altri nostri concittadini che sono lì e dei collaboratori afghani e delle loro famiglie quando le condizioni lo permetteranno. Voglio ringraziare tutte queste persone per il loro coraggio e la dedizione con cui svolgono il loro compito”.

Guardando invece al futuro dell’Afghanistan in mano ai talebani, Draghi invita per prima cosa a “riflettere sull’esperienza avvenuta”. “Ricordiamoci che la guerra in Afghanistan è la prima risposta degli Stati Uniti all’attentato alle Torri Gemelle – ricorda il premier – Quindi il bilancio che noi traiamo non è un bilancio solo sulla guerra in Afghanistan, è il bilancio di questi ultimi venti anni e del ruolo che l’Occidente ha avuto in tutto il mondo arabo“. Per l’Italia, ribadisce quindi Draghi, il futuro “è fatto di difesa dei diritti fondamentali, di difesa dei diritti delle donne, di protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni nella difesa di questi diritti in Afghanistan. Questo deve essere perseguito in tutti i contesti possibili. Certamente in questa grande opera di collaborazione mondiale entreranno Stati come la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Turchia. E tutti questi Stati sono membri del G20“, sottolinea il premier, indicando questa come la sede naturale del confronto per la comunità internazionale.

Poi c’è il confronto interno all’Unione europea. “Se l’Europa sarà all’altezza? Sì lo sarà”, risponde Draghi. “Abbiamo parlato stamattina con la cancelliera Merkel. Abbiamo soprattutto parlato delle operazioni di evacuazione dell’Aeroporto di Kabul, ma abbiamo iniziato a tratteggiare quelle che saranno le linee fondamentali della cooperazione a livello europeo. Siamo tutti consapevoli che la cooperazione è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza”, spiega il premier. “L’accoglienza nei confronti di tutti coloro che ci hanno aiutato in Afghanistan in questi anni e delle loro famiglie, quelli che sono chiamati i ‘collaboratori’. Ma anche l’accoglienza di tutti coloro che si sono esposti in questi anni per la difesa delle libertà fondamentali, dei diritti civili, dei diritti delle donne. Questo è un piano complesso, richiede una cooperazione stretta fra tutti i Paesi ma soprattutto, in primis, tra quelli europei“, conclude Draghi.



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