Alle guerre va il merito della nascita delle società complesse?

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L’abbiamo studiato a scuola: la nascita dell’agricoltura è stato un fattore determinante per la sedentarietà dell’uomo e per lo sviluppo di un’organizzazione sociale. Per far nascere, in sostanza, società complesse simili a quella in cui viviamo oggi. Secondo un nuovo studio condotto all’università del Connecticut, però, il merito non andrebbe solo all’agricoltura, ma anche alle guerre. In particolare, la nascita della cavalleria e l’utilizzo delle armi in ferro, in particolare nel primo millennio a.C., ha preceduto la nascita di grandi imperi. La ricerca è pubblicata su Science Advances.

Non la guerra in quanto tale

È bene cominciare con una precisazione. Non è la guerra in sé a determinare la crescita e la complessità sociale, quanto la competizione fra società diverse e lo stato di emergenza, che stimolano la nascita di gerarchie specializzate e complesse a livello sociale e governativo. Negli ultimi 10 mila anni – un’epoca definita Olocene – le società umane sono cresciute molto sia in termini di dimensioni sia di complessità, e le teorie che tentano di spiegare i principali attori in gioco sono spesso in disaccordo. Per definire il grado di complessità di una società, gli autori hanno scelto tre parametri: le sue dimensioni e quelle del territorio che occupa, la complessità della gerarchia al potere e la specializzazione del governo, valutata sulla base della presenza di soldati professionisti, sacerdoti e burocrati, e della complessità dei codici legali e dei sistemi giudiziari. Nello studio sono stati analizzati i dati riguardanti 400 società negli ultimi 10 mila anni, raccolti nel Global History Databank, ed è stato sviluppato un algoritmo per valutare l’evoluzione della complessità di queste società sulla base di 17 parametri che le principali teorie di complessità sociopolitica considerano predittivi.

Cavalleria e armi in ferro

I due parametri più significativi emersi dall’analisi sono l’agricoltura e l’innovazione di derivazione militare, e in particolare l’introduzione della guerra a cavallo e la comparsa delle armi di ferro avvenuta nel primo millennio a.C.. In tutte le regioni eurasiatiche è emersa una relazione fra questi due elementi e la successiva nascita di veri e propri imperi. Secondo i ricercatori, avere a disposizione una cavalleria e delle armi adeguate consentivano ai popoli di proteggersi al meglio dai rivali o addirittura di sopraffarli. Sarebbe questa competizione e la tensione all’innovazione, non la violenza, a spingere le società a diventare più complesse, costruendo eserciti gerarchici per combattere guerre sempre più complesse e organizzando governi sempre più burocratici per gestire risorse diverse e popolazioni in crescita. In alcuni casi, comunque, il periodo intercorso fra la guerra e l’aumento di complessità della società raggiunge i 300-400 anni, il che indica che la relazione potrebbe non essere così diretta. 

Il caso degli Inca e l’importanza degli animali 

È interessante il fatto che, tra le innumerevoli variabili prese in considerazione, l’impatto dei cavalli sia davvero in cima alla lista“, dice William Taylor, antropologo dell’Università del Colorado, Boulder, che studia la storia dell’umanità con gli animali. “Credo che il documento sottolinei l’importanza dei cavalli come agente di cambiamento sociale“.

I cavalli non sono gli unici animali risultati determinanti nello sviluppo sociale. In America, nello sviluppo della società Inca, sono stati gli animali da trasporto, e in particolare i lama, a risultare fondamentali nella competizione fra società.  In quel caso, infatti, cavalleria e armi di ferro non erano determinanti rispetto ai rivali, mentre lo era potersi avvalere di animali da trasporto. Il caso degli Inca, comunque, rappresenta un po’ un eccezione fra le realtà analizzate nello studio, ma serve a sottolineare, in un momento storico che ce lo ricorda ogni giorno, l’importanza della natura e della cooperazione con essa per la sopravvivenza e il successo stesso della nostra specie.



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di Valentina Guglielmo www.wired.it 2022-08-12 05:00:00 ,

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