In realtà, quella non è stata la prima apparizione del robottino bianco e blu, che debuttò invece con il titolo uscito in esclusiva per il primo PS Vr chiamato Astro Bot: Rescue Mission, considerato ancora oggi tra i migliori giochi per il primo visore per la realtà virtuale di Sony. Il nuovo titolo, chiamato elementarmente Astro Bot, è dunque la terza incarnazione per il piccolo robot creato da Team Asobi, al momento unico team giapponese alle dirette dipendenze di Sony, che ha raccolto l’eredità dello storico Japan Studio, ormai purtroppo chiuso.
Questa terza incarnazione è però considerabile anche come il vero inizio per il piccolo robot bianco e blu, che ha finalmente un gioco di prima fascia a lui dedicato e che può ora dimostrare il suo valore al grande pubblico.
Un omaggio alla storia di PlayStation
Non è facile farsi notare nel complesso mondo dei platform. Questo genere è probabilmente tra i più longevi dell’intera storia videoludica e negli anni ha visto nascere capolavori senza tempo, specialmente legati al nome di Super Mario. Eppure Astro Bot riesce a distinguersi dalla massa e a risultare parecchio innovativo. Nonostante la sua impostazione molto tradizionale, con tantissimi livelli da discutere (circa un’ottantina), tutti pieni di segreti e collezionabili da trovare – in questo caso gli amici di Astro, ossia i Bot, presenti a centinaia – il gioco ha diverse frecce uniche al suo arco.
Il gioco sfrutta il DualSense come nessun altro titolo per PlayStation 5 aveva fatto finora, se escludiamo proprio la tech demo originale, solo che qui le sensazioni provate sono migliorate all’ennesima potenza. Grazie alle caratteristiche uniche del pad, come il feedback aptico e i grilletti adattivi, potremo “sentire” davvero il mondo di Astro Bot tra le nostre mani, ad esempio quando tiriamo una corda, solleviamo un oggetto o anche elementarmente mentre camminiamo sulla sabbia, sulla neve o nuotiamo in acqua. Astro Bot ci fa capire quanto, fino ad adesso, negli altri giochi il potenziale di DualSense sia stato sprecato.
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di Silvio Mazzitelli www.wired.it 2024-09-05 12:00:00 ,