Autonomia differenziata, il progetto ha un problema di costi | Wired Italia

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“Le regioni più povere potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare le funzioni aggiuntive”. Sta in queste parole, pubblicate sul profilo LinkedIn del Senato, il cuore delle critiche che il servizio di bilancio di Palazzo Madama muove all’autonomia differenziata. Ovvero al disegno di legge 615, presentato dal ministro per le Autonomie Roberto Calderoli.

Il servizio di bilancio è un organismo di supporto informativo alla quinta Commissione permanente del Senato, quella che appunto si occupa di questioni legate al bilancio dello Stato. In particolare, quantifica gli effetti finanziari delle norme proposte. I rilievi mossi, in altre parole, sono di natura tecnica, non politica. Che poi si vogliano vedere risvolti politici legati al fatto che sia il presidente del Senato Ignazio La Russa che quello della commissione Nicola Calandrini siano esponenti di Fratelli d’Italia, mentre Calderoli è leghista, è materia per i dietrologi.

La situazione:

  1. I livelli di prestazioni
  2. Dove prendere i soldi?

I livelli di prestazioni

Tornando ai fatti, la principale critica rivolta all’autonomia differenziata riguarda i Lep, acronimo che sta per livelli essenziali di prestazioni. Una terminologia che richiama i Lea, i livelli essenziali di assistenza, ovvero quelle prestazioni minime che i servizi sanitari regionali devono garantire ai cittadini. E che vengono fissati ogni tre anni dal ministero della Salute.

Allo stesso modo, quelle regioni che volessero approfittare della riforma per gestire direttamente un numero maggiore di competenze dovrebbero garantire un livello minimo di prestazioni, fissato appunto dal governo centrale. Il tutto, e qui sta il problema, senza far crescere i costi. Ovvero, per dirla in legalese, senza generare oneri.

Circostanza, quest’ultima, che potrebbe verificarsi in due modi. Il primo riguarda, molto semplicemente, un aumento dei costi. Il servizio di bilancio ipotizza a questo proposito che la devoluzione di alcune competenze “potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui
incidenza aumenta al diminuire della cittadinanza”. Aspetto sottolineato in merito al fatto che le regioni possano decidere, a loro volta, di devolvere competenze alle province o ai comuni. Un conto, in altre parole, è suddividere un costo fisso per 9,9 milioni di lombardi, un altro per i 178mila abitanti della provincia di Sondrio.

Dove prendere i soldi?

L’altro modo in cui potrebbero generarsi oneri per le finanze pubbliche riguarda invece una contrazione delle entrate che vanno a coprire i costi dei servizi delegati alle regioni a seguito della riforma. L’articolo 5 del disegno di legge, si legge nella relazione, “individua quale forma di copertura degli oneri connessi al trasferimento delle funzioni previste dalle intese una o più compartecipazione ai tributi erariali, senza peraltro indicare quali”.



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di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-05-17 14:21:51 ,

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