Az Alkmaar, i successi dei grandi passano dallo sviluppo scientifico dei giovani: storia di un progetto vincente nato da un fallimento

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Piccolo nome, grande risultato. Così aveva scritto due settimane il quotidiano sportivo spagnolo Mundo Deportivo commentando il 3-0 inflitto dall’Az Alkmaar al Barcellona all’Estadi Johan Cruyff agli ottavi della Uefa Youth League, la Champions League giovanile riservata ai team under-18 dei club qualificati alle Champions maggiore e ai campioni nazionali di categoria. Un trofeo che i giovani blaugrana hanno già messo in bacheca in due occasioni, nel 2014 e nel 2018. Pochi giorni dopo, la selezione maggiore dell’Az ha sconfitto la Lazio a domicilio in Conference League, raccogliendo un altro grande risultato in relazione allo status, tanto a livello di blasone quanto economico, della squadra. Lo ha fatto con un 2004, Wouter Goes, tuttora eleggibile per la selezione under 18 eppure titolare al centro delle difesa nella squadra A, e con un 2003 come terzino sinistro, Milos Kerkez, l’uomo che ha siglato il gol partita. Negli ultimi minuti di gara sono entrati in campo altri due 2003, tra i quali Mexx Meerdink, autore di una doppietta nel citato match che ha eliminato il Barcellona dalla Youth League.

Queste poche informazioni sono sufficienti per comprendere che tipo di società possa essere l’Az Alkmaar: un modello calcistico sostenibile in cui organizzazione e idee arrivano dove mancano i soldi. Sulla carta, tra le giovanili del Barcellona e quelle dell’Az non dovrebbe esserci partita, visto che i blaugrana investono oltre 40 milioni l’anno nella Masia, intercettando la crema dei talenti a livello mondiale, mentre l’Az non arriva a 3 milioni, operando quasi esclusivamente in un bacino territoriale limitato a Noord Holland e provincia limitrofe. Una cifra direttamente proporzionale alle dimensioni economiche del club, che lo scorso anno ha chiuso con un attivo di 18 milioni di euro (esclusi i ricavi dal player trading) portando il proprio budget a 55 milioni. Nello stesso esercizio la Lazio ha presentato un rosso in bilancio di 17.4 milioni di euro e un debito netto complessivo pari a 185 milioni, il quarto più alto di tutta la Serie A.

Una decina di anni fa l’Az si trovava a un passo dal fallimento. Apparteneva a Dick Scheringa, presidente della DSB Bank, che aveva investito nel club una discreta somma, sempre secondo i parametri olandesi (tra gli acquisti più costosi anche un giovane Graziano Pellè dal Lecce), raccogliendo i frutti nella stagione 2008/09 quando, con Louis van Gaal in panchina, il club aveva vinto il secondo campionato della sua storia. Pochi mesi dopo però la DSB Bank ha dichiarato fallimento, innescando un effetto domino tra tutte le proprietà di Scheringa. L’Az era così passato dalla lotta per un posto in Europa a quella per ottenere la licenza per rimanere nel professionismo. La nuova dirigenza decise di investire i pochi soldi rimasti nello sviluppo del settore giovanile, che avrebbe dovuto provvedere a quelle risorse tecniche che sul mercato non era più possibile procurarsi. L’obiettivo era la piena sostenibilità, senza più dipendere da iniezioni di denaro provenienti da fonti esterne, come avveniva nell’era Scheringa.

In dieci anni l’Az è riuscito a costruire un settore giovanile in grado di competere con quello dell’Ajax per capacità produttiva, tanto da essere stato premiato in due occasioni con il Rinus Michels Award quale miglior vivaio del paese. La percentuale di under 13 che arriva ad avere un carriera da professionista si aggira attorno al 42.2%, cifra che sale al 52.5% passando agli under 15. Soprattutto, il vivaio ha garantito alla società di mantenersi a buoni livelli competitivi in campionato, crescendo contestualmente a livello economico grazie alle plusvalenze. Negli ultimi anni giocatori quali Teun Koopmeiners, Guus Til, Myron Boadou, Calvin Stengs e Owen Wijndal hanno permesso l’accumulo di un tesoretto che ha regalato alla società la possibilità di tornare a investire anche sul mercato in entrata. In estate ad esempio sono stati spesi 4 milioni di euro per l’ex Sassuolo Jens Odgaard, mentre la stagione precedente con 5 milioni sono arrivati il citato Kerkez dal Milan Primavera e l’attaccante greco Vangelis Pavlidis, attuale vice-capocannoniere del campionato olandese. Tutti giocatori, rendimento alla mano, destinati a essere rivenduti per importi molti superiori al prezzo d’acquisto.

Il circolo virtuoso innescato dall’Az parte tuttavia dal vivaio. Il citato Goes, 18 anni, è diventato titolare a gennaio dopo che tre difensori centrali della rosa dell’Az si erano infortunati. Ma anziché intervenire sul mercato, come avrebbe fatto una decina di anni fa, l’Az ha pescato in dimora propria. E’ accaduto così anche per quanto riguarda l’attuale allenatore, Pascal Jansen. A metà della stagione 2019-20 l’Az aveva licenziato il tecnico Arne Slot dopo essere venuto a conoscenza che quest’ultimo aveva già firmato, per l’annata successiva, con il Feyenoord. Slot era reduce da un’annata super con la squadra di Alkmaar, interrotta dal Covid-19, la cui prima ondata aveva causato la cancellazione della stagione 2019-20 olandese. Al momento dello stop del campionato, avvenuto a marzo, l’Az era primo in campionato a pari punti con l’Ajax di Erik ten Hag, nonostante gli ajacidi potessero contare su un budget e un monte stipendi cinque volte superiori. Il traumatico allontanamento di Slot aveva portato in panchina il suo vice, Jansen, dimostratosi fin da subito capace di essere pienamente all’altezza del suo predecessore.

Le peculiarità del settore giovanile dell’Az risiede nella diversità di approccio e metodologia a seconda della fascia d’età degli atleti. Non esistono selezioni al di sotto dell’under-11. Da quell’età fino all’under-13 i ragazzini che entrano a far parte del vivaio Proseguono a giocare nelle loro squadre locali, recandosi ad Alkmaar solo una volta alla settimana per un allenamento nelle strutture della società. A detta dei responsabili del vivaio, questo metodo consente loro un avvicinamento meno traumatico alle strutture, e alle esigenze, di un club professionistico. Dall’under-13 all’under-17 l’Az privilegia lo sviluppo di quello che gli olandesi chiamano inzicht, ovvero la visione di gioco ma anche la capacità di scelta tra varie opzioni nel corso della partita. La tattica viene lasciata in secondo piano: gli schemi e le posizioni in campo vengono variate in continuazione, con l’attenzione puntata su 9 parametri riassunti sotto la voce voetbalbrein, ovvero cervello calcistico. Un’attività che l’Az svolge in collaborazione con la BrainFirst, società di risorse umane, e con l’Università di Amsterdam.

Dall’under-17 il percorso formativo diventa più canonico, in vista dell’approssimarsi dell’ingresso nel calcio professionistico. Come avviene anche in altre società società europee, anche l’Az può contare su una squadra presente in un campionato pro. Si tratta dello Jong Az, l’equivalente della squadra Primavera, che partecipa alla Serie B olandese, permettendo ai propri talenti un confronto settimanale con realtà adulte. Da rilevare comunque anche il lavoro fatto nel club per cercare di formare giocatori più duttili possibili. Nel complesso sportivo AFAS, il cuore del vivaio Az, sono presenti campi in erba sintetica, cemento e anche sabbia, utilizzati a turno dalle squadre dall’under-17 in avanti. “Lo scopo”, ha raccontato il responsabile del vivaio Paul Brandeburg, “è quello di far uscire i giocatori dalla proprio comfort zone, creando situazioni di difficoltà alle quali devono dimostrare di sapersi adattare. Visti i risultati recenti, mi sento di poter dire ai ragazzi: oggi la sabbia, domani l’Amsterdam ArenA, l’Estadi Johan Cruijff, l’Olimpico di Roma”.



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di Alec Cordolcini
www.ilfattoquotidiano.it
2023-03-16 07:19:29 ,

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