Ballottaggi, la partita dei leader alla prova del voto- Corriere.it

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di Roberto Gressi

Enrico Letta e i «falsi amici», Giuseppe Conte e i fermenti dei 5 Stelle, Matteo Salvini e i nuovi cavalli di battaglia, Giorgia Meloni e i conti col passato, Silvio Berlusconi e l’ipotesi di sparigliare dopo le Politiche

Enrico Letta – Potrebbe incassare un bottino pieno ma deve guardarsi dai «falsi amici»

Ha già vinto al primo turno a Milano, Bologna e Napoli. Se dovesse prevalere al ballottaggio anche a Roma e a Torino, chi starebbe meglio di Enrico Letta? Ma il leader tornato dall’esilio di Parigi rischia di più proprio sul fronte dei falsi amici. In inglese, i falsi amici sono quelle parole che sembrano avere un significato e invece vogliono dire tutt’altro. In politica, e in attesa delle elezioni , sono rappresentati dalla lettura di un risultato che può sembrare univoca e invece non lo è. Al primo turno, i votanti sono stati pochi, al ballottaggio è probabile che saranno meno. I candidati del centrodestra si sono dimostrati fragili, con rare eccezioni. Ma che succede se alle Politiche si va sul ring pensando di trovare Primo Carnera, il gigante d’argilla simbolo del regime fascista, umiliato da Max Baer nel 1934, e poi appare Mike Tyson, magari rozzo ma micidiale? Rischiose poi le alleanze. Le divisioni nei Cinque Stelle rendono l’orizzonte perlomeno incerto. Per quanto riguarda poi i falsi amici in carne e ossa, Enrico Letta, dentro il suo partito, ha solo l’imbarazzo della scelta.

Giuseppe Conte – Il disperato bisogno di battere un colpo tenendo a bada i fermenti 5 Stelle

Giuseppe Conte ha il bisogno disperato di battere un colpo. L’idea di tornare in scena forte del consenso conquistato come premier anti pandemia, si è infranta. Prima nel braccio di ferro violento e stucchevole con Beppe Grillo, ora con un’Italia che non ricorda più, va avanti e lo sorpassa. Invertire il declino dei Cinque Stelle è come cercare di fermare il reattore impazzito di Chernobyl, e rischia di trovarsi solo, con i suoi compagni del Movimento seduti sulla riva del fiume. Il pragmatismo dell’ex premier è forse l’ultima àncora di salvezza per i dominatori delle elezioni del 2018. Ma la tolda di un partito è ben più instabile di quella già non solida del governo. La scissione è sempre in agguato, Virginia Raggi gliela ha giurata, il vate Grillo non perdona l’assalto in un momento non facile anche dal punto di vista personale. Luigi Di Maio è alle porte, Di Battista
appena fuori. Forse Giuseppe conte ha sbagliato a non sferrare subito la zampata quando era il momento, non appena defenestrato da Palazzo Chigi, formando immediatamente un suo partito.

Matteo Salvini – Bestia già in archivio, sa che per vincere deve cambiare i cavalli di battaglia

Matteo Salvini, il centravanti che gira a vuoto ma è quello che può sempre segnare. Giancarlo Giorgetti, l’uomo che sa stare a tavola e non sbaglia le posate. Luca Zaia, il governatore che collabora finché non lo contraddicono. Il Capitano alle prese con un trio d’attacco formidabile, che lo costringe però a dormire poco e con un occhio solo. Come se non bastasse Giorgia Meloni. È con lei che si giocherà la leadership alle Politiche. Rischia molto, punta su Torino ai ballottaggi anche se lì il candidato l’ha scelto Giorgetti, spera nella riconquista di Varese. Ma in realtà guarda già oltre. La scelta di entrare (e restare) nel governo Draghi lo penalizza nei sondaggi rispetto a Fratelli d’Italia, ma gli schiude almeno un po’ le porte sospettose dell’Europa. È convinto che alla fine meglio un voto in più, ma non sarà solo quello a fare la differenza. Ma deve trovare nuovi cavalli di battaglia, la Bestia dei social aveva fatto il suo tempo già prima della vicenda, per certi versi oscura, di Luca Morisi. Trovare idee nuove è sempre difficile, rifugiarsi nelle vecchie può essere letale.

Giorgia Meloni – Ha preso tanti voti, il punto è cosa farci. Sul fascismo basterà dichiararsi estranea?

I voti non mancano, il problema è che cosa farci. Giorgia Meloni ha portato quasi in vetta il suo partito, ma rischia di essere l’eroina delle favole che al gioco delle tre porte sceglie il sacco d’oro dell’opposizione invece delle monete di rame della sfida scivolosa del governo. Presto per dire se avrà o no avuto ragione, troppe le variabili da qui alle elezioni, prima fra tutte la scelta del nuovo presidente della Repubblica. Intanto ci sono i ballottaggi e la riconquista di Latina non pareggerebbe certo un fallimento del suo candidato, Enrico Michetti, a Roma. Ma Giorgia Meloni sa bene che i ballottaggi, croce del centrodestra, alle Politiche non ci sono. Nel finale di questa campagna elettorale, anche per via strumentale ma non solo, lo spettro del fascismo ha fatto la sua ricomparsa. Lei rivendica la sua estraneità rispetto ogni idea di dittatura, ma rifiuta abiure che crede le vengano richieste solo per indebolirla. La sua dirigenza è allineata nell’evitare scivoloni nostalgici, a parte quale personaggio locale con la sindrome di Stranamore. Ma in Europa sarà sufficiente?

Silvio Berlusconi – Non gli basta fare il padre nobile e dopo le Politiche potrebbe sparigliare

Silvio Berlusconi sa bene, meglio degli altri, che quando Letta ha vaticinato che al centrodestra, per vincere, manca ormai un federatore, lo ha fatto per dividere il suo schieramento. Ma la sua vanità consapevole è stata comunque solleticata. Troppo il fastidio verso Matteo Salvini e Giorgia Meloni
che, forti dei voti in più, pretenderebbero di tenerlo lì come un padre nobile dal quale andare a pranzo la domenica. La stessa promessa di puntare sul suo nome come candidato al Quirinale, sembra più un prendere tempo ai primi scrutini, in attesa che si cominci a giocare davvero. Ai ballottaggi rischia poco e niente, i candidati non li ha scelti lui, ma non potrà accontentarsi di dire: «Io ve lo avevo detto». E in vista o preferibilmente dopo le elezioni politiche, nessuno può escludere che gli venga la voglia di sparigliare, in qualche modo. Perché l’obiettivo è sempre lo stesso: impedire che vadano al potere quelli che considera discendenti del vecchio Pci, senza consegnare però le chiavi del suo progetto a quelli che gli sembrano eredi sperperatori.

16 ottobre 2021 (modifica il 16 ottobre 2021 | 22:07)



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Roberto Gressi , 2021-10-16 21:17:59
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