Blonde ci mostra il lato dark della vita di Marylin Monroe

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Blonde è un film biografico del 2022 scritto e diretto da Andrew Dominik, basato sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates.

La pellicola racconta liberamente i momenti importanti della vita di Marilyn Monroe, ma con uno stile inquietante e cupo.

In concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stato distribuito sulla piattaforma di streaming Netflix da settembre.

Sola contro il mondo

La storia narrata è quanto di più lontano ci potremmo aspettare quando si parla di una diva come Marilyn. Il regista sceglie di focalizzarsi sugli elementi più oscuri della biografia trattata: il successo, l’amore, l’avvenenza fisica sono analizzati in chiave ostile in relazione alla protagonista. Nell’intento di umanizzare la diva di Hollywood la pellicola estremizza tutti quegli aspetti più dolorosi e complessi che fanno parte della vita di una persona.

Norma Jeane viene cresciuta da una madre mentalmente instabile, la quale a seguito di alcuni episodi di violenza viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. La sua infanzia è infelice e complessa, è vittima di un genitore disturbato che ha frequenti allucinazioni e non accetta la bambina, in quanto frutto di un amore finito. Gli atteggiamenti malsani e violenti della madre ricordano quelli di Mommie Dearest, in cui viene rappresentata un’isterica Joan Crawford che sfoga la sua frustrazione maltrattando i figli.

Blonde ci mostra il lato dark della vita di Marylin Monroe

Proprio in questo periodo si cristallizza in Norma il trauma della paternità, di un padre che non ha mai conosciuto e su cui fantastica, sperando di poterlo incontrare un giorno per conoscere anche un po’ di sé.

Da bambina spaventata a donna sola, Marilyn affronta la vita senza mai fare delle scelte individuali ma facendosi trasportare dagli eventi e dalle persone che la circondano.

Il film è incalzante, si muove da una scena all’altra con estrema velocità, non prima di averle scandagliate, una ad una, fino alle viscere. Con un bianco e nero dai contrasti accentuati Dominik contrassegna di nero anche i colori della pellicola, non solo le emozioni. Nell’alternanza dei formati, dal panoramico al quadrato, si stagliano i frammenti della vita di Marilyn e i monologhi che scavano nel profondo della sua intimità. Un’intimità fatta di abusi psicologici e fisici che nel film non vengono risparmiati, per realizzare un lungo incubo hollywoodiano (3 ore di lungometraggio).

Dagli abusi sessuali per fare carriera nel mondo cinematografico alle percosse del compagno Joe Di Maggio, Norma Jean ci appare come una donna sacrificata. La bellezza, forse, le ha solo tolto tanto di quello che le aveva fatto conquistare nei rapporti interpersonali e nella carriera lavorativa.

Nella recitazione non le viene mai riconosciuto il reale talento, anche se nelle performance come nei provini metteva tutta sé stessa, il suo vissuto, i suoi ricordi, la sua sofferenza.

Sfruttata da tutti, considerata soltanto come la femme fatale priva di emozioni, è in realtà una persona fragile e bisognosa di affetto. Nella vita di Norma Jean gli uomini sono figure nebulose e angosciate, a cui lei si aggrappa per quel poco di attenzione maschile che tanto desidera. In una ricerca spasmodica di felicità Marilyn si illude di trovare l’amore negli uomini che incontra e che si mostrano anche minimamente interessati a lei, ma si sbaglia.

Blonde ci mostra il lato dark della vita di Marylin Monroe

La ricerca tormentata dell’amore

È schiava del suo personaggio, diva e attrice che fa impazzire gli uomini ma che non ama la vita mondana del cinema e desidera soltanto una vita semplice con una famiglia. Quando però rimane incinta decide di abortire per paura di diventare, un giorno, come la madre, e anche se all’ultimo cambia idea, ormai è troppo tardi. Il tema dell’aborto viene affrontato in maniera controversa in questa pellicola, ma il registe sostiene di non voler mandare nessun messaggio antiabortista.

Ecco allora che si delineano tutti i pilastri della narrazione: la relazione con la madre, il rapporto malato con gli uomini, la mancata maternità e la figura mancante del padre.

Nella successione di scene inquietanti e desolanti si inseriscono momenti di reale tenerezza, come quelli che mostrano il legame con Charles Chaplin Jr. ed Edward G. Robinson Jr, accomunati dal fatto di non essere stati voluti dai padri e odiati dalle madri. I tre diventano amici, confidenti e amanti creando un triangolo affettivo-amoroso che li porterà ad avere rapporti a tre molto suggestivi dal punto di vista estetico. In una visione quasi onirica vediamo i loro corpi che si intrecciano nell’amplesso, si fondono in modo simbiotico ed elegante, con delle riprese che sembrano scatti fotografici, come quelle di Lars von Trier in Nymphomaniac.

Norma Jean è una donna che lotta per essere considerata un essere umano, per affermare i propri sentimenti i quali vengono puntualmente ignorati.

Dominik sembra non avere alcuna pietà per Marilyn, si focalizza con piacere quasi spietato sui drammi della sua vita, lasciando in ombra la carriera cinematografica, i successi, la crescita come attrice.

Il fruitore viene volutamente tormentato in ogni scena del lungometraggio.

Blonde punta i riflettori sullo squallore nascosto dietro la facciata patinata di Marilyn, aggiungendo un carico gravoso a una vita già disastrosa. Scavare nel grottesco, rendendo il film disturbante, risulta un atto dettato dalla passione per le contraddizioni piuttosto che dalla volontà di raccontare un personaggio iconico.



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di Veronica Cirigliano
www.2duerighe.com
2022-10-25 13:27:16 ,

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