Boccia: «Acquedotto pugliese spazio ai Comuni, ma si coinvolgano altre Regioni»

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Mezzogiorno, 28 novembre 2021 – 16:38

L’ex ministro Boccia (Pd)e il pressing su Draghi per prorogare l’affidamento del servizio idrico all’Aqp fino al 2026. «La società è stata difesa negli anni scorsi dagli attacchi di Renzi e Bellanova»

di Vito Fatiguso



«Sull’Acquedotto Pugliese sono due i punti fermi del centrosinistra: acqua pubblica e affidamento in house. Bisogna riprendere l’argomento portando a compimento questo disegno e quindi chiederemo al premier Mario Draghi una proroga fino al 2026. Lo avevo già detto nel 2004 quando c’era Raffaele Fitto: i Comuni devono entrare nella gestione. Magari in un secondo momento invitando anche altre Regioni». Francesco Boccia, responsabile autonomie territoriali ed enti locali del Partito Democratico, riprende in mano il dossier Aqp. E lo fa tentando di riattivare il tavolo sulle risorse idriche nel Mezzogiorno associato al rinnovo della concessione idrica integrata.
Boccia, siamo all’ennesima richiesta di “salvataggio” del servizio a favore di Aqp. Perché il problema continua a non trovare una soluzione definitiva?
«Già nel 2004, quando ero assessore all’Economia del Comune di Bari, inviai una lettera all’allora governatore Raffaele Fitto chiedendo di valutare la possibilità di far entrare l’ente locale, unico proprietario della rete idrica, nel capitale dell’Acquedotto Pugliese. Ricordo che erano i tempi del fronte comune con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze, fautore delle privatizzazioni. C’erano le spinte dei grandi gruppi di settore. Ma fortunatamente la situazione cambiò con il passaggio della Regione al centrosinistra e a Nichi Vendola».
Vendola, nelle fasi finali del suo mandato, spinse per il coinvolgimento dei Comuni nel capitale di Aqp. C’è anche uno studio curato dall’ex amministratore unico di via Cognetti, Nicola Costantino.
«Erano gli anni delle battaglie per l’acqua pubblica, del referendum e delle reti da sanare. Il piano degli investimenti e il tema delle concessioni. Questioni alquanto complicate da amministrare».
Arriviamo alla prima gestione Emiliano: l’Aqp di Nicola De Sanctis («il Marchionne delle multiutility»). Ci fu un po’ di confusione, oltre che numerosi consigli di amministrazione bruciati in pochi mesi.
«Certo, è stato un momento di stand by. Ma anche l’occasione per delineare un percorso futuro. Ricordo che nel 2017 in prima persona ho lavorato, con l’appoggio di Anna Finocchiaro, ministro per i rapporti con il Parlamento, alla proroga della concessione in due step fino al 2023. Questo nonostante le resistenze di Matteo Renzi che non voleva la proroga di nessuna concessione. Ma ora è importante riattivare un tavolo di confronto per rilanciare il tema delle grandi reti e di chi le deve gestirle».
Un po’ come il progetto della nuova Eipli (Ente per lo sviluppo dell’Irrigazione) ancora bloccato responsabile dei grandi invasi.
«Quello fu un tentativo maldestro ideato dall’ex ministra delle Politiche Agricola, Teresa Bellanova. E che mi sembra oramai naufragato».
Dopo il famigerato Acquedotto del Mezzogiorno, annunciato dal governatore Emiliano, ora si fa dietrofront e si preferisce aprire ai Comuni. L’ha detto il capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, e il sindaco Antonio Decaro ha accettato. È la soluzione?
«Sicuramente. Dobbiamo chiedere al premier Draghi di rinnovare la concessione in modo da definire la procedura d’ingresso delle comunità locali. Solo così si difende il grande patrimonio economico e culturale di Acquedotto Pugliese. Perché non si tratta di concorrenza per telefonia, taxi o commercio. È in ballo il futuro dell’acqua pubblica».

28 novembre 2021 | 16:38

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