Per prevedere le ‘bombe d’acqua’, che nei prossimi anni potrebbero crescere non nel numero ma nell’intensità, bisogna tenere conto della temperatura del mare. Lo dimostra uno studio pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercatori italiani che comprende lo studioso di Fisica dell’atmosfera Antonio Ricchi (dell’Università dell’Aquila/CETEMPS), il meteorologo Marcello Miglietta dell’ISAC-CNR e i ricercaatori Davide Bonaldo (CNR-Ismar), Sandro Carniel (Centre for Maritime Research della NATO) e Guido Cioni (Max Planck Institute).