La UEFA festeggia il boom degli spettatori negli stadi e l’Italia è in prima fila nel clamoroso rilancio post Covid. Nell’ultimo anno negli stadi italiani il pubblico è aumentato del 17% rispetto al 2018/2019, l’ultima stagione prima della pandemia. Inter e Milan sono la quarta e quinta squadra in Europa per tifosi portati allo stadio (1.900.000 e 1.800.000 circa), appena sotto il podio composto da Barcellona, Manchester United e Borussia Dortmund. Complessivamente nelle varie leghe il dato è di 109 milioni di spettatori nella stagione 2022/23, con l’Inghilterra a fare la parte del leone: 45 milioni. Festeggia per la prima volta il traguardo del milione di spettatori nelle partite di campionato la Roma che, con le competizioni europee, diventa la nona squadra con più presenze allo stadio (1.700.000 circa).
Under 24 sempre più utilizzati
Rilevante anche il record dei trasferimenti. I club sauditi hanno il secondo posto per imnvestimenti, dietro la Premier League, ma i club europei mantengono la leadership con 7.2 miliardi di euro di spesa nella campagna 2023. Si tratta di un altro dato di crescita post pandemia. Aumentano i profitti derivanti ai club europei dal mercato, per Belgio, Danimarca, Inghilterra, Germania, Ungheria, Israele, Italia, Norvegia, Scozia, Slovenia, Svezia e Svizzera. E aumentano anche gli investimenti sugli Under 23, percentuale alta soprattutto in quei Paesi che puntano da sempre sulla crescita dei talenti: Austria (92%), Svizzera (83%) e Belgio (81%), in contrasto con la Turchia (12%) e, fuori dall’Europa, con Messico (19%) e naturalmente Arabia Saudita (5%), che puntano su giocatori esperti o a fine carriera. La media più alta della spesa per singolo trasferimento resta della Premier League (18.7 milioni a giocatore). La serie A 5 volte meno, la Liga addirittura 6. Significativa anche la crescita dell’utilizzo dei giovani: è salito al 34% l’impiego degli Under 24 in Europa, stretta conseguenza anche dell’investimento di mercato sui giovani.
Troppi prestiti in Italia
La serie A, però, ha un uso scarso dei giocatori cresciuti nel club di appartenenza: meno dell’8%, come Scozia, Turchia e Grecia, media inferiore a un calciatore sugli 11 di partenza. Vari fattori incidono su questo dato, a cominciare dal sistema dei prestiti, ancora molto utilizzato dai club italiani. Non se ne giova la Nazionale. Tra le Big Five, le 5 principali leghe, la Liga usa giocatori cresciuti in Spagna per il 62% dei minuti, la Ligue 1 il 57%, la Bundesliga il 50%, la Premier il 42% e la serie A solo il 39%. Novità anche sul fronte degli gli arbitraggi. Le direttive Fifa di questa stagione avevano promesso partite più lunghe e, già dalle primissime giornate, se ne stanno vedendo gli effetti. Lo dice il report annuale della UEFA sul calcio europeo: sono state 139 le partite di oltre 100 minuti nelle prime due giornate delle 20 leghe continentali; lo scorso anno, allo stesso momento della stagione, ci si era fermati a 83.
Come è di recente emerso a margine del sorteggio Champions, si è alzata anche la durata media, che in tutta Europa è arrivata a 100,2’. Per avere un termine di paragone, l’Italia si era fermata a una media poco inferiore ai 98’ nella scorsa stagione e solo tre leghe, fra le “Serie A” della UEFA avevano una durata media fra i 100 e i 101 minuti: Turchia, Israele e Armenia.
Le nuove direttive, sperimentate inizialmente al Mondiale 2022 in Qatar, richiedono che gli arbitri aggiungano l’esatto tempo tempo perso per le esultanze dei gol, le sostituzioni, i calci piazzati e gli infortuni, alla fine di ogni tempo. Ma l’Uefa non condivide questa linea, come ha spiegato il Chief of Football, Zvonimir Boban: “Ci sono situazioni, come i tempi prima della battuta di una punizione o di un corner o della sistemazione della barriera, che fanno assolutamente parte del gioco”.
Sempre più esoneri
Un altro dato in aumento secondo il report UEFA è quello relativo al numero di esoneri nel calcio europeo: nella stagione 2022/23 sono stati 735, il 13% in più rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Non è un record solo perché nel 2020 ce n’erano stati 763, ma quel dato, avverte l’associazione che regola il calcio del Vecchio Continente, è viziato dallo scoppio della pandemia, che avrebbe stimolato più cambi in panchina.
La Serie A è stato il terzo campionato per numero di esoneri fra i “Top 5” (14), secondo solo a Inghilterra e Francia (22 entrambe). Fra i primi cinque campionati, però, abbiamo il primato per numero di allenatori autoctoni (l’89% del totale, solo cinque altri Paesi hanno meno contaminazioni tecniche di noi) e, insieme alla Spagna, quello dei tecnici esportati all’estero: 49. Tanto per noi quanto per gli iberici, però, il dato è “falsato” dalla massiccia presenza in piccoli stati di confine. Noi, in concreto, ne abbiamo 16 solo a San Marino.