Borghi e Bagnai, la coppia comica* della politica

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Ho avuto l’onore di essere querelato dal senatore Bagnai per averne evidenziato il comportamento in rete, che persino Vittorio Sgarbi sotto Prostamol definirebbe un filo sopra le righe. L’onorevole Borghi, il cuor di leone Borghi, quello che va in tv a fare l’alternativo impermeabile a qualunque rilievo esterno ma anche alle più banali evidenze scientifiche, mi ha invece bloccato da secoli e su ogni social dopo il primo scambio di vedute. Giuro, cortese. Non lo vedo nemmeno su Tinder, ove ci sia mai stato. E secondo me avrebbe pure cuccato: la Lega, da anni, conosce tutte le posizioni possibili.

Entrambi, però, di qui l’asterisco che spero venga valutato con benevolenza anche dai Pm, mi generano quasi sempre un’ilarità irrefrenabile. Li scorgo, mentre recitano la parte dei dannunziani pagati da noi, li osservo, mentre si vantano di essere andati al ristorante senza green pass quando manco era obbligatorio, li percepisco, nella loro vita online in cui il rapporto di causa/effetto è un apostrofo verde tra le frasi “un altro abbacchio” e “offro io” e li invidio tantissimo.

Perché quasi tutte le persone oltre i 15 anni sono in qualche modo chiamate a rispondere di ciò che dicono, fanno, provocano. Specie se hanno un lavoro. Borghi e Bagnai no: possono sposare le più disparate teorie economiche o, new entry, sanitarie, possono spargere fumogeni in una situazione pandemica già intossicata di suo, possono calcare i talk show ribadendo enormità a favore di share, e non succede niente. Con l’aggravante, che è comunque parte della pièce, di una reazione “accademica” alle critiche. Specie da parte del rutilante Bagnai, già sedicente socialista, vero e proprio guardiano della rete, dotato di un animus pugnandi che è come l’ostilità di Lucia Borgonzoni per la geografia: irredimibile.

Per questo, per la simpatia di fondo che mi ispirano, per la colleganza con chi cerca di strappare un sorriso, nei giorni scorsi mi sono quasi preoccupato per loro. E per gli altri turboeconomisti da Twitter, di ogni schieramento politico, specie quelli di provata fede renziana che sono passati direttamente da troll alla gestione del Pnrr. Colpa di Mario Draghi e del suo endorsement, per usare un parolone, al Reddito di Cittadinanza.

Ovviamente lo rivedrà. Ovviamente lo avvicinerà al Reddito d’inclusione, già varato da Gentiloni e sacrificato dai grillini sull’altare dell’improvvisazione e del populismo. Ma lo conferma. E lo fa, come ha spiegato, sulla base di uno spirito di fondo che condivide. Cioè che la povertà va affrontata. Il che, detto da un banchiere, ha quasi del rivoluzionario. Ma sottende un concetto ancora più incredibile: questo capitalismo che divora sé stesso ha bisogno di ammortizzatori. Quelli bravi, quelli che i conti sanno farli davvero, i Migliori, l’hanno capito e si muovono di conseguenza. Chi stava qualche banco indietro, si fa i selfie su Twitter.

GIUDIZIO: SDENG.

FABIO FOGNINI

ERUDITO

A Tokyo si era dato del “frocio” pubblicamente, per accusarsi di scarso rendimento, al culmine di un’escalation che aveva in passato compreso insulti razzisti, sessisti ed exploit irricevibili di ogni tipo. A Toronto ha giocato con una fascia e polsini arcobaleno. Molti hanno parlato di un gesto capzioso, di una paraculata. A me basta sapere che ha imparato, che si è appunto erudito. E finalmente potrò cominciare a tifare per lui.

GIUDIZIO: 6-0, 6-0



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