Quando nel 1914 fu girato Cabiria, primo kolossal italiano, il cinema era ancora muto e in bianco e nero (ma non mancavano sperimentazioni per ampliare la gamma cromatica. Le pellicole erano proiettate su un grande schermo collocato in fondo alla sala, con la dimensione collettiva che aggiungeva profondità all’esperienza. In oltre un secolo, la settima arte ha cambiato pelle e forse Dna, dopo aver attraversato molte fasi: la comparsa del sonoro e la rivoluzione del colore risalgono alla prima metà del Novecento, gli effetti speciali – perlomeno come li conosciamo oggi – all’ultimo scorcio del Ventesimo secolo. Arrivarono poi la visione in tre dimensioni e i prodigi della grafica computerizzata: tra i primi esempi, Jurassic Park, rimasto non a caso nella storia.
Con gli anni sono cambiate decisamente anche la modalità di fruizione. Già nel 2000 uno studio della banca olandese Abn Amro sottolineava come, in media, solo il 26% dei proventi di un film fosse realizzato al botteghino; il 46% dei ricavi, già allora, veniva dall’home video, che si trattasse di noleggi o vendite. Canali tv a pagamento e televisioni via cavo esistevano già: ma l’impatto più grande lo avrebbe avuto, qualche anno dopo, la Rete. Netflix fu fondata nel 1997: proponeva noleggio di film per corrispondenza in abbonamento. Chi lo sottoscriveva riceveva la copia a casa per posta e non aveva limiti di quantità: l’ideale per i cinefili incalliti. La storia narra che l’azienda ci mise ben oltre dieci anni prima di esplodere e diventare il colosso di oggi, quando è in grado di sostituirsi agli studios hollywoodiani in produzioni da decine di milioni di dollari.
Smartphone e device sempre più portatili hanno cambiato ulteriormente il quadro, rendendo la fruizione sempre più individuale. Un fenomeno che, in nuce, era cominciato da anni con i multisala, tante proiezioni in stanze più piccole aggregate in un unico complesso per soddisfare gusti sempre più di nicchia. Oggi buona parte del consumo dei contenuti cinematografici avviene in casa, da soli o in compagnia di pochi intimi, con la possibilità di fermare la visione, ripeterla e proseguirla all’infinito, ma anche di aggiungere dimensioni virtuali grazie ai visori. Ma i film si guardano anche in aereo, in metropolitana, durante la pausa per il pranzo.
Il medium è il messaggio
Non è finita. Gli ultimi episodi della storia del cinema portano il marchio di intelligenza artificiale e metaverso. “Il medium è il messaggio” sosteneva Marshall McLuhan, intendendo che il mezzo di comunicazione utilizzato non è mai un mero vettore, ma è in grado di plasmare il contenuto veicolato grazie alle proprie caratteristiche e ai limiti intrinseci. Un esempio alla portata di tutti: le serie televisive, ormai pensate per essere consumate nel corso di lunghe abbuffate rese possibili dal digitale.
Ma nella corsa al futuro, è necessario restare aggrappati al treno dell’innovazione. Una necessità anche per i soggetti pubblici, tradizionalmente più cauti nel raccogliere sfide e novità. Non è detto che la prudenza sia sempre un male. Ma i bilanci non sono uno scherzo anche per le aziende statali, che hanno del resto il dovere di includere fette ampie della cittadinanza senza snaturarsi, in una sintesi difficile.
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di Antonio Piemontese www.wired.it 2024-10-03 07:30:00 ,