Dopo circa 10 anni vissuti dietro le sbarre, parte dei quali al regime del 41-bis, ha lasciato il carcere. Libero, ma per due anni vivrà in una abitazione lavoro fuori dalla Campania Antonio Inserra, detto ‘o guerriero, ritenuto tra i capi del clan Cesarano, la cosca con base e interessi tra Castellammare di Stabia e Pompei, Condannato per associazione mafiosa, Inserra, ha lasciato in anticipo il carcere per effetto di un ricorso straordinario presentato in Cassazione. Ricorso firmato dall’avvocato del foro di Torre Annunziata, Massimo Autieri che è valso al pluripregiudicato stabiese il riconoscimento della continuazione tra alcune sentenze e dunque uno sconto di pena di circa 2 anni. Inserra è stato ritenuto, per anni, una delle figure apicali della cosca specializzata in estorsioni e riciclaggio di capitali illeciti. Il suo nome è finito al centro delle indagini sul business del racket. Un boss temuto e potente, capace di condizionare anche la vita dietro le sbarre. Da un’altra indagine dell’Antimafia – l’inchiesta denominata “Easy Mail” – è emerso anche che Inserra aveva a libro paga alcuni secondini del carcere di Poggioreale. Vicenda per la quale sono finiti a processo alcuni agenti di polizia penitenziaria. Da quel procedimento è venuto fuori che Inserra era in possesso di un cellulare che usava per «impartire direttive ai familiari liberi» e agli altri affiliati del clan all’epoca guidato da Nicola Esposito, detto ‘o mostro. Secondo il teorema della Direzione Distrettuale Antimafia erano gli affiliati a procurare le sim destinate al boss. Schede telefoniche intestate fittiziamente a cittadini stranieri che poi – attraverso le “talpe” interne al carcere – venivano consegnate al capoclan di Ponte Persica. Nel processo “madre” nato da quest’inchiesta venne anche ricostruita – dagli inquirenti – una rete di corruzione e connivenze all’interno del penitenziario napoletano che avrebbe concesso a Inserra, addirittura, di ricevere in carcere una donna con la quale aveva una relazione per consumare rapporti sessuali. Sempre dalle indagini che hanno interessato il boss è anche emerso che Inserra avrebbe progettato una rocambolesca fuga durante un’udienza nell’ex tribunale di Castellammare di Stabia. Una sorta di remake della storica evasione del padrino ergastolano, Ferdinando Cesarano, dall’aula del tribunale di Salerno nel 1998. In questi anni Inserra è stato condannato in diversi procedimenti penali, accumulando pene per circa 12 anni di cella complessivi. Grazie al ricorso straordinario e al riconoscimento della continuazione, però, i giudici hanno ridotto in parte la pena, concedendo la scarcerazione al capoclan che è stato “trasferito” in una abitazione lavoro fuori dalla Campania.Una scarcerazione che comunque si somma al ritorno in libertà di numerosi esponenti della criminalità organizzata che hanno pagato il loro debito con la giustizia. Personaggi che, in alcuni casi, sono tutt’ora indagati anche per accuse gravissime: come il reato di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Un esempio su tutti Luigi D’Alessandro, fratello del padrino defunto Michele, finito recentemente sotto inchiesta come presunto protagonista del delitto dell’ex consigliere comunale del Pds, Sebastiano Corrado, assassinato nel 1992. Nella lunga lista di boss a piede libero ci sono però anche Paolo Carolei, boss di Scanzano transitato, in passato, anche nelle fila del clan Cesarano, Teresa Martone, la vedova di Michele D’Alessandro. Poi Pasquale e Vincenzo D’Alessandro, altri due eredi della dinastia criminale che da mezzo secolo tiene in mano il monopolio degli affari illeciti in città. Per i Cesarano è tornato libero, da qualche mese, anche Silverio Onorato, detto ‘o pimontese, figura di spicco del clan di Ponte Persica. Nella lista dei boss tornati liberi spicca anche il nome di Raffaele Di Somma, alias ‘o ninnillo, capoclan dell’ala “dissidente” del Centro Antico. Negli atti dell’inchiesta “Cerberus” sono emerse le velleità del gruppo di Di Somma di scatenare una guerra contro i boss di Scanzano tra il 2010 e il 2015. Vicenda all’attenzione dell’Antimafia specie dopo gli allarmi lanciati sull’incubo di una nuova faida di camorra. Allarmi giunti agli inquirenti anche dai cittadini e dalla chiesa.
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di Ciro Formisano
www.metropolisweb.it
2022-05-13 05:00:44 ,