Centro Var nazionale, stavolta si fa sul serio – Calcio

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Un centro Var unico a livello nazionale, che ospiti i monitor e gli addetti al replay di tutte e dieci le partite del campionato. L’idea è vecchia di almeno due anni, ma sembra che ora finalmente si faccia sul serio. Nell’assemblea della Lega di Serie A in programma per martedì, i rappresentanti dei venti club del massimo campionato si confronteranno infatti  sul punto all’ordine del giorno “accordi con Ei Tower Spa” per “realizzazione del centro Var”. L’obiettivo è arrivare entro l’inizio della prossima stagione sportiva ad avere un luogo fisico che concentri tutti gli addetto alla revisione video delle azioni di partita. La volontà di istituire il centro unico è di Figc e Associazione italiana arbitri, ma spetta appunto alla Serie A implementarlo e sostenerne i costi.

Risparmio e uniformità di giudizio

L’intento è duplice: da un lato risparmiare sui costi rispetto a oggi, visto che il servizio Var dislocato sul territorio in base alle partite in catalogo è più costoso. Dall’altro, si ritiene che centralizzare le strutture possa togliere pressione alla squadra arbitrale e portare nel tempo a una maggiore uniformità di giudizio dei diversi episodi di gioco. Lavorando gomito a gomito, lontani dalla tensione del campo, i “varisti” potrebbero infatti essere portati ad applicare con maggiore serietà i criteri stabiliti dalla Figc in base alle linee guida della Fifa. L’azienda Ei Tower Spa, con sede a Lissone in provincia di Monza e Brianza, è nata dalla fusione di Elettronica Industriale con il Gruppo DMT, del quale mantiene l’esteso parco clienti. Opera nel settore delle infrastrutture di rete e dei servizi integrati per le comunicazioni elettroniche. Nel 2019 ha registrato entrate per 283,9 milioni di euro.

I soldi da pubblico pagante

In Lega martedì si discuterà anche di come distribuire fra i 20 club quelle (modeste) quote dei diritti televisivi che fino alla scorsa stagione venivano ripartite in base al numero di tifosi presenti allo stadio nel corso del campionato. In era di porte chiuse, il criterio ovviamente non ha più senso. Presidenti e manager delle società dovranno trovare un principio equo e condiviso per spartirsi quei soldi, visto che il numero di spettatori paganti è zero per tutti.

 



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