Gavin Newsom è diventato sinonimo di liberal che più liberal non si può tra i repubblicani: in un dibattito tra gli sfidanti per la corsa alla Casa Bianca Nikky Haley e Ron DeSantis quest’ultimo ha detto che la sua avversaria potrebbe essere «più liberal del governatore della California», e tale paragone si spiega con la manifesta antipatia fra DeSantis e lo stesso Newsom resa in video in un clamoroso faccia a faccia di novembre su Fox News dove i due hanno litigato su tutto (aborto, controllo delle armi, diritti dei transgender) e dove si è palesata l’ambizione presidenziale di DeSantis e l’ambizione più ambigua di Newsom che non ha smentito una candidatura nel 2028 ma che molti vedono pronto a sostituire Joe Biden in caso di improvvisa rinuncia del presidente.
A gennaio Newsom ha illustrato la sua manovra per il 2024 e ha ribadito che nessuna tassa sui ricchi sarà varata, smentendo così il Wall Street Journal: questi giornalisti sono «guerrieri ideologici» e l’editorial board «un orologio rotto», ha detto. È da tempo che i media vedono il governatore in corsa per guidare l’America e non solo la California, alcuni hanno parlato di campagna ombra. Una suggestione che lui non smentisce del tutto anche se insiste a dire che lavora per Biden. Forse è il come lavora per il presidente che continua ad alimentare speculazioni. Ha passato l’estate a viaggiare in sei Stati a guida repubblicana. Ha sfidato DeSantis in tv, anzi sulla Fox news, la televisione nemica per definizione (anche se lui ha buoni rapporti con qualche anchorman), ha messo insieme un piccolo staff di consiglieri politici e creato un comitato per la raccolta fondi (PAC) che in autunno aveva raccolto 3,5 milioni di dollari per i democratici. Questa danza, far crescere il proprio profilo senza danneggiare il presidente, scrive il New York Times, include anche il governatore dell’Illinois J. B. Pritzker e la governatrice del Michigan Gretchen Withmer, ma il telegenico Newsom ha reso se stesso il più visibile del gruppo, ed è quello che mette più in evidenza i punti deboli di Biden. Lui assicura che tutto quello che fa lo fa consultando e avendo l’approvazione della Casa Bianca, cosa che i funzionari della Casa Bianca confermano. Dallo staff del presidente per la rielezione assicurano che il leader californiano è «un enorme asset organizzativo e per la raccolta fondi».
Newsom, 55 anni, laureato in scienze politiche, sposato con la documentarista femminista Jennifer Siebel, quattro figli, ex sindaco di San Francisco, è stato definito «un bel ragazzo con il righello». Cerca di incarnare il fascino di Kennedy, ha scritto il New Yorker (ma lui sostiene che non è uno di quei democratici cresciuti con la foto di Kennedy attaccata al muro), e si propone di dare chiarezza morale in un’ora sconcertante e l’ora è quella del trumpismo davanti al quale Newsom si presenta come nuova politica.
Il governatore della California ha sempre parlato bene della sua dislessia, dicendo che è la cosa migliore che gli poteva accadere, a questo deve il suo pensare fuori dagli schemi, la sua grande memoria e le sue capacità oratorie che gli hanno sempre fatto evitare qualsiasi gobbo. Figlio di divorziati, è cresciuto con la madre che ha fatto i più svariati lavori per mantenere lui e sua sorella. Non è nato ricco ma ha sempre potuto contare sul sostegno di ricche famiglie californiane tra cui i Getty che lo hanno trattato come un figlio e lo hanno sostenuto da quando ristoratore e proprietario di una vineria, muoveva i suoi primi passi in politica. Un minuzioso articolo del Los Angeles Times racconta tutti gli appoggi delle più influenti famiglie di cui gode da tempo e illustra bene come Newsom sia sinonimo di connections nel suo stato.
Da sindaco di San Francisco ha promosso i matrimoni dello stesso sesso nel 2004. È un campione dell’energia pulita e delle rinnovabili (recentemente ha approvato una legge che richiede alle grandi aziende di rendere pubbliche le emissioni di gas serra ma soprattutto a ottobre è volato a Pechino dove ha incontrarto Xi Jinping con l’ambizioso progetto di fare della Cina un partner nella lotta alla crisi climatica, coniando anche lo slogan «il divorzio non è un’opzione»).