Il suo è un nome che in pochi conoscono, ma i film che ha realizzato sono tra i più noti e anticonformisti nel mondo molto conformista dell’animazione a grandi budget. Chris Sanders è la persona che ha ideato, scritto e diretto Lilo & Stitch, uno dei film meno inquadrati della Disney, e poi Dragon Trainer e I Croods per la DreamWorks. Dal 10 ottobre è nei cinema il suo ultimo film, Il robot selvaggio, di nuovo qualcosa di molto diverso da quello che ci si può aspettare, sempre rimanendo nei confini del cinema mainstream (e tentando di forzarli, allargarli e renderli meno rigidi), ma soprattutto Sanders sarà uno degli ospiti della 25ª View Conference, che si tiene come ogni anno a Torino, dal 14 al 19 ottobre. È un evento internazionale, uno dei più importanti nel settore della computer grafica, nel quale intervengono i nomi maggiori.
Il robot selvaggio, come molti film d’animazione in computer grafica recenti, cerca una strada lontana dalle solite forme e dal solito design. Spider-Man: Un nuovo universo ha mostrato come si possa lavorare nel consueto ambiente 3D inventando uno stile e forzando l’estetica pulita e pupazzosa imposta dalla Pixar. Il robot selvaggio si muove nella stessa direzione ma con una tendenza più pittorica. Non ha superfici levigate e lisce, ma un tratto secco, come una pennellata. Al realismo preferisce l’espressionismo, anche perché vuole raccontare una storia di natura selvaggia messa in contrasto con la robotica. E poi è un film animato sul serio, che vuole parlare con l’animazione.
Alla View Conference, Chris Sanders sarà sul palco con lo scenografo Raymond Zibach del film e il supervisore degli effetti speciali Jeff Budsbger. Noi ci abbiamo parlato poco prima che partisse.
Per arrivare alla scelta di questo stile visivo siete passati per diverse prove?
Volevamo umilmente spingere la tecnologia più in là e avere un look originale. Così, a un certo punto, mi arriva quella che credevo essere una prova di background e rimango abbastanza stupito: pensavo fosse uno studio sul colore, un lettera ancora embrionale, una sorta di bozza, e invece si muoveva, vale a dire era il definitivo. Subito mi sono preoccupato che fosse un po’ oltremisura audace, non ero convinto. Solo quando poi ci abbiamo inserito i personaggi è stato chiaro che invece era spettacolare.