Cina, passa dallo streaming la pace con la Corea?

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Domenica 20 novembre la piattaforma di streaming cinese Tencent Video ha reso disponibile nel proprio catalogo in Cina un film uscito nelle sale qualche anno fa. Il titolo reso disponibile si chiama Hotel by the River ed è stato diretto dal regista Hong Sang-soo. Premiato al festival cinematografico di Locarno, il film drammatico tratta del rapporto di un padre coi suoi due figli. 

Nulla di strano, a prima vista. Se non fosse che il film in questione è una produzione sudcoreana: si tratta del primo K-movie a essere approvato per la distribuzione sui servizi di streaming cinesi dal 2017, secondo il Korean Film Council. “Dopo il blocco […] è la prima volta che un film coreano viene caricato su una delle tre principali piattaforme di streaming della Cina”, ha detto un funzionario dell’ente governativo. Un segnale incoraggiante per la scoppiettante industria cinematografica della Corea del Sud, che da oltre mezzo decennio è chiusa all’esterno di uno dei più importanti mercati asiatici. 

Il blocco cinese dell’onda coreana

A partire dal 2017 infatti la Repubblica Popolare ha messo al bando moltissimi prodotti della cultura pop che provengono dalla Corea del Sud, nonostante questi fossero diventati molto popolari in Cina. La hallyu, la cosiddetta K-Wave o “onda coreana” di prodotti di intrattenimento, è un fenomeno che nell’ultimo decennio ha attraversato tutti gli aspetti della cultura pop globale. Dalla musica alle serie TV, dai fumetti al cinema. Un’onda che però per ormai circa sei anni si è infranta contro il blocco cinese.

Le restrizioni di Pechino ai prodotti culturali sudcoreani hanno poco a che fare coi contenuti veicolati. La natura del blocco è tutta di natura politica. Per capirne l’origine bisogna tornare indietro al 2016-2017, in un periodo di intensa tensione nella penisola coreana per le provocazioni nucleari e missilistiche di Pyongyang. Per contrastare la crescente minaccia nordcoreana, il governo di Seul aveva concordato con Washington il dispiegamento in territorio sudcoreano del Terminal high altitude area defense (meglio noto come Thaad) statunitense. 

Il Thaad è un sistema di difesa anti-missile, che nel 2017 è stato introdotto dalle forze armate statunitensi in Corea. Con enorme disappunto della Cina. Pechino infatti si era espressa contro il dispiegamento della batteria anti-missile di Washington, dal momento che la capacità dei suoi radar permettono di scandagliare anche lo spazio aereo cinese oltre a quello della Corea del Nord. Quando finalmente Seul ha approvato l’introduzione del sistema di difesa, Pechino ha adottato una serie di tacite ritorsioni che miravano a danneggiare l’economia sudcoreana. Oltre a boicottare le attività commerciali cinesi di Lotte, la società coreana che ha fornito il terreno su è stato posizionato il Thaad, la Cina ha anche interrotto il flusso di turisti verso la Corea e ha chiuso il proprio mercato interno ai prodotti culturali e dell’intrattenimento della hallyu

La politica si intesta il risultato

Il presidente della Corea del Sud, il conservatore Yoon Suk-yeol, non ha perso tempo prima di presentare come un proprio successo il ritorno di un prodotto cinematografico sudcoreano sugli schermi cinesi. Martedì la portavoce presidenziale Kim Eun-hye si è presentata in conferenza stampa e ha annunciato che “un film coreano è stato messo in onda sui servizi di streaming cinesi dopo sei anni di interdizione”. L’approvazione del film ha lasciato intravedere spiragli per una maggiore apertura del mercato cinese. “Speriamo che questo piccolo gesto conduca a grandi e significativi progressi per il futuro dei rapporti bilaterali tra i due paesi”, ha aggiunto Kim.



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di Guido Alberto Casanova www.wired.it 2022-11-27 05:20:00 ,

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