di Pietro Deragni
È il progetto della cordata Tim, Cassa depositi e prestiti, Leonardo e Sogei a essere stato scelto per sviluppare il Polo strategico nazionale (Psn) del cloud per la pubblica amministrazione. La gara potrebbe essere bandita già nelle prime settimane del 2022. Obiettivo: migrare sul cloud i dati di almeno il 75% degli uffici pubblici italiani entro il 2025. È questo il traguardo finale che si è dato il governo Draghi nella sua prima traccia della strategia per il cloud nazionale. Un documento che fissa principi e linee guida degli interventi per trasferire sulla “nuvola” la mole di informazioni oggi parcheggiata in 11mila data center, il 95% dei quali, dall’ultimo censimento dell’Agenzia per l’Italia digitale, ha “carenze nei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza”.
Come annunciato dal ministero per la Trasformazione digitale (Midt), la proposta formulata dalla compagnia di telecomunicazioni Tim, dal campione nazionale della difesa Leonardo, dalla società informatica dello Stato Sogei e da Cassa depositi e prestiti (Cdp), ha superato quelle di altre due cordate: Fastweb più Engineering e Almaviva con Aruba. Secondo il decreto di Palazzo Chigi, la proposta vincente “si caratterizza per essere matura, completa e innovativa sotto il profilo tecnologico, presentando inoltre il vantaggio di una possibilità di attuazione estremamente rapida”. Per il ministero “la proposta soddisfa in particolare i requisiti di completezza dei servizi cloud e di sicurezza dei dati “strategici” e “critici” della Pa integrandosi con servizi di assistenza alla migrazione delle pubbliche amministrazioni e di formazione del personale della Pa”.
La migrazione dei dati si preannuncia una delle fasi più complesse del piano. In primis la strategia prevede di suddividere le informazioni in tre classi di rischio. I più delicati sono i dati strategici. Se compromessi, si rischiano impatti sulla sicurezza nazionale. Per il ministero rientrano in questa categoria, per esempio, i dati della Difesa o del bilancio dello Stato. Poi ci sono i dati critici, come quelli sanitari. In questo caso un incidente può pregiudicare la possibilità di tenere in piedi servizi fondamentali dello Stato. Vedi il caso dell’attacco informatico a Regione Lazio. Nella categoria dei dati ordinari rientrano, infine, quelle informazioni che, se esposte, non mettono a repentaglio la macchina pubblica.
Per ciascun livello di confidenzialità gli uffici pubblici potranno accedere a diversi tipi di servizi cloud, certificati dal governo dal punto di vista operativo, contrattuale e di sicurezza. Si va da servizi pubblici, regolati da norme comunitarie, a diverse formule ibride con livelli di crittografia sempre più elevati. Infine, al centro del disegno c’è il polo strategico nazionale, che sarà articolato in almeno quattro data center in due regioni. La migrazione sarà finanziata con fondi del Pnrr, con pacchetti in abbonamento per i vari servizi. A budget ci sono 1,9 miliardi.
Il progetto selezionato verrà pubblicato e messo a gara attraverso un apposito bando curato dalla società Difesa Servizi, in-house del ministero della Difesa. Da Palazzo Chigi si prevede “che il bando possa essere pubblicato nelle prime settimane del 2022, per poter permettere l’avvio dei lavori entro la seconda metà dell’anno”.
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2021-12-27 16:56:50