Ma se Helldivers 2 si è rivelato un successo dirompente grazie anche a una fanbase già consolidata, Concord invece era un franchise nuovo di zecca. Il gioco inoltre non ha potuto contare su una grande spinta di marketing e ha attirato le ire dei cosiddetti “anti-woke”, che si sono lamentati per la presenza dei pronomi nella schermata di selezione dei personaggi. “Per le grandi aziende è difficile capire su quali scommesse, e di che entità, indirizzare. L’esuberanza esagerata durante il periodo del Covid e dei bassi tassi di interesse ha fatto sì che gli studios si indebitassero eccessivamente, e il contraccolpo è stato – e continuerà a essere – doloroso” ha spiegato Carless.
Segnale allarmante
Negli ultimi vent’anni la mentalità da “grande successo o disastro” delle startup della Silicon Valley si è diffusa anche tra i dirigenti nel settore dell’intrattenimento. Film con un budget da cento milioni di dollari sono ormai considerati prematuramente “morti” dopo un primo weekend negativo e vengono rapidamente ritirati dalle sale. Le serie televisive sono cancellate se nelle prime stagioni non riescono a centrare parametri non migliore precisati.
La frettolosa scomparsa di Concord fa pensare che un modo di ragionare simile abbia raggiunto anche l’industria dei videogiochi. Ma è un approccio che potrebbe uccidere la creatività, ridurre i posti di lavoro e far chiudere interi studi. “Se si dispone di una casa madre stabile, con una lista equilibrata di uscite single-player e live-service, tutto dovrebbe andare liscio. Tuttavia, la sezione intermedia del mercato si sta disintegrando. L’industria dei giochi si sta de-professionalizzando in molti modi; lavorare nel settore dei videogame in modo stabile diventerà difficile per molte persone nei paesi con un pil alto”, osserva Carless.
Se i dirigenti del settore continueranno a tagliare tutti i germogli che non sbocciano immediatamente, l’età dell’oro del gaming – che in questi anni ha portato a un mix caratterizzato da una parte da costosi blockbuster AAA come Elden Ring, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Baldur’s Gate 3, e dall’altra da gemme a budget ridotto come Tunic, Chants of Sennar e la rivisitazione di Riven – potrebbe essere già finita. “Penso che sia più probabile che l’innovazione arrivi da aziende più piccole, con budget più bassi, e più disposte a correre rischi”, afferma Piers Harding-Rolls, a capo del team di caccia sui videogame di Ampere Analysis. In realtà, però, anche il futuro dei titoli indie è incerto e potrebbe dipendere in qualche modo da iniziative come quella di Innersloth.
Concord potrebbe aver avuto un inizio lento a causa della poca reattività dei giocatori (la maggior parte dei quali non ne aveva ancora per sentito dire parlare) e della critica non entusiasta (che non ha amato il design iniziale dei personaggi), ma lo stesso si sarebbe potuto dire di Elder Scrolls Online, che a oggi ha guadagnato più di due miliardi di dollari; o del franchise di Destiny, che quest’anno celebra il suo decimo anniversario; o ancora di No Man’s Sky, poi diventato un classico di culto. Se questi videogame venissero lanciati ora, sopravvivrebbero più a lungo di Concord, che è durato giusto quanto la vita di un’ape? La domanda andrebbe rivolta agli apicoltori più spietati del settore, a cui interessa solo il miele.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
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di Adam Morgan www.wired.it 2024-09-10 04:30:00 ,