Condannato per 7 omicidi, Di Somma torna libero dopo 26 anni. E’ il boss dei falsi pentiti di Castellammare – Metropolisweb

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Dopo Paolo Carolei un altro pezzo da ‘90 della camorra stabiese torna libero. Si tratta di Raffaele Di Somma, alias ‘o ninnillo, boss del Centro Antico di Castellammare di Stabia e figura di punta della camorra degli anni ‘90. Ieri pomeriggio Di Somma, dopo 26 anni di carcere, ha lasciato la cella del penitenziario di Catanzaro e in serata ha fatto ritorno in città. Condannato per associazione mafiosa e omicidio, ‘o ninnillo è tra le figure chiave del maxi-processo “Sigfrido”, il procedimento infinito che vede alla sbarra il gotha della criminalità stabiese. Processo che dopo un infinito valzer di rinvii e sentenze annullate è ripartito da capo qualche anno fa, e nel 2021 è arrivata la sentenza di primo grado. A Di Somma (difeso dall’avvocato Antonio de Martino) i giudici hanno riconosciuto il vincolo della continuazione con altri reati commessi negli anni, condannando il boss del quartiere Santa Caterina a 28 anni di carcere complessivi. E così dopo 26 anni, grazie a un’ulteriore istanza per ottenere uno sconto di pena, Di Somma ha lasciato il carcere. Nelle motivazioni della sentenza emessa dai giudici del tribunale di Torre Annunziata nei mesi scorsi è ricostruita la storia della camorra stabiese e anche l’ascesa criminale del capoclan, ritenuto il boss del  quartiere di Santa Caterina, almeno fino a metà anni ‘90. Di Somma, dicono le carte, è stato prima un soldato dei D’Alessandro e poi la figura di punta del così detto clan dei finti pentiti che provò a spodestare l’egemonia dei padrini di Scanzano senza successo. Condannato a 24 anni di carcere per ben 7 omicidi commessi nell’ambito della guerra tra i D’Alessandro e gli Imparato, Di Somma si sarebbe occupato per conto di Scanzano del traffico di droga. Secondo la ricostruzione dei giudici Di Somma si allontanò dal clan e venne condannato a morte dai boss dei D’Alessandro, decidendo poi di collaborare con la giustizia.  Un pentimento lampo ma sufficiente per finire agli atti del maxi-processo alla cupola della camorra. I suoi verbali del 1997 hanno raccontato gli affari del clan, il sistema di corruzione imbastito dai D’Alessandro, la capillare rete estorsiva costruita dai boss che ancora oggi emerge dalle recenti inchieste. Ma anche i fatti di sangue che hanno macchiato la città. Capo del clan dei pentiti, Di Somma è entrato in carcere nel 1996 per uscirne ieri. Una scarcerazione eccellente che arriva a poche settimane dalla notizia del ritorno in città di un altro uomo di punta della criminalità organizzata stabiese: quel Paolo Carolei, ritenuto l’anima imprenditoriale dei D’Alessandro nonché l’anello di congiunzione tra i boss di Scanzano e quelli dei Cesarano (l’altra cosca che oggi si divide il monopolio degli affari illeciti in città). E proprio la scarcerazione di Carolei ha sollevato l’ennesimo polverone, con tanto di interrogazione parlamentare da parte del senatore Sandro Ruotolo, con riferimenti ai presunti legami tra il boss scarcerato e un esponente della politica locale.




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di Ciro Formisano, Tiziano Valle
www.metropolisweb.it
2022-02-13 07:00:26 ,

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