di Antonio Piemontese
Glasgow – Dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo di neutralità carbonica entro il 2040. Lo sport si accoda alle promesse della finanza e si impegna ad agire sulle tematiche legate al cambiamento climatico. Tra i firmatari del piano presentato a Glasgow nella quarta giornata di Cop26, Comitato olimpico internazionale (Cio), la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa), Athletics Kenya, Bbc Sport, the Premier League, Formula E, Liga, Juventus, Arsenal, Liverpool.
Sport a emissioni zero
“Quattro anni dopo lo Sports for Climate Actions Framework, oltre 280 organizzazioni si sono impegnate a raggiungere l’obiettivo complessivo di allineare lo sport ai traguardi degli Accordi di Parigi – ha affermato Patricia Espinosa, segretario esecutivo dello United Nations Climate Change -. Il settore ha accolto la sfida con entusiasmo, ma ha anche aggiunto che si vuole fare di più e più in fretta”. Sport e cambiamento climatico sembrano mondi lontani, collocati a distanza siderale.
Ma cosa possono fare le organizzazioni sportive in concreto?
Molto, secondo il panel. Per comprenderlo è necessario abbandonare il punto di vista del tifoso, e pensare alle competizioni come eventi, alcuni anche dal richiamo fortissimo, che producono un impatto carbonico. I viaggi di atleti e società possono diventare sostenibili: il futuro, prossimo, potrebbe essere un mondo in cui per andare da Roma a Milano a giocare si prenderà il treno, e non il classico pullman griffato. Per non parlare dell’aereo. Un mondo in cui i menù per gli atleti e l’offerta food negli stadi escluderanno alimenti fuori stagione, privilegiando quelli a chilometro zero, o, come nel caso della carne rossa, riducendo il consumo di quelli che provocano emissioni (è l’allevamento, e non l’oil and gas, il settore che inquina di più per il metano, un potente gas serra).
Ampio il capitolo delle forniture, con lo stadio Maradona di Napoli, San Siro, Wembley che potrebbero essere illuminati con energia proveniente da fonti rinnovabili. La filiera, come già accade in altri settori, potrebbe diventare verde, imponendo la sostenibilità ai fornitori in un effetto a cascata.
Materiali e tecniche di produzione sostenibili
C’è un po’ di Italia in questa promessa, e non solo per le vittorie della Nazionale e dei nostri atleti in un anno indimenticabile. “Una delle richieste dei giovani allo Youth4Climate di Milano, a settembre, era che tutto il mondo dell’industria, anche quella sportiva, si decarbonizzasse entro il 2030. Nei punti del manifesto si parlava di gestione degli eventi, che oggi deve essere plastic free, ma anche di fattori produttivi, di materiali che non possono essere che riciclabili e a basso impatto”, dice Marirosa Iannelli di Italian Climate Network, una ong, attivista e ciclista amatoriale nel tempo libero.
“I giovani – prosegue Iannelli – hanno sottolineato quanto sia importante il ruolo di atleti e associazioni come cinghia di trasmissione tra la politica locale, quella dei piccoli club e degli amatori, e l’assise internazionale”. Il ruolo degli ambassador, capaci di arrivare alla gente, anche a quella più distante. Un mondo dove i club, Messi, Ronaldo, gli altri top player ma anche gli atleti dei campi di periferia promuovano i valori della sostenibilità. Potere della comunicazione.
Come avviene con la Formula E, dove monoposto elettriche che già da qualche anno si sfidano sui circuiti di mezzo mondo. Gli appassionati storcono il naso, ma cosa succederà quando la maggior parte dei veicoli si ricaricherà attaccando la presa? Le case lo hanno capito, anche quelle che producono fuoriserie. La Ferrari elettrica da strada arriverà nel 2025, la conferma è giunta il 2 novembre con un annuncio, attesissimo, dell’amministratore delegato Benedetto Vigna. Tempismo da Cop26, ma si lavora da anni su tecnologie in grado di imitare il suono dei cilindri a benzina, uno degli aspetti chiave del piacere di guidare. Sulla strada anche Lamborghini, Porsche e tanti altri. La prossima sfida sarà quella degli esport, perché anche il web inquina. E molto.
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www.wired.it
2021-11-03 15:44:57