Coronavirus oggi: Cina, le restrizioni anti Omicron frenano l’inflazione

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Cina, le restrizioni anti Omicron frenano l’inflazione

L’inflazione in Cina è salita a dicembre a un passo più lento rispetto alle previsioni tra le restrizioni decise contro i focolai di Covid-19 e i rischi collegati alle varianti Delta e Omicron, e il calo dei prezzi di alcune materie prime guidato dal governo centrale, dando alle autorità politiche e monetarie margini per nuove misure a sostegno dell’economia, compresi i tagli dei tassi di interesse. L’indice dei prezzi al consumo (Cpi), ha riferito l’Ufficio nazionale di statistica, è cresciuto dell’1,5% annuo a fronte dell’1,8% atteso e del 2,3% di novembre, pari ai massimi da agosto 2020. In evidenza, il calo degli alimentari (-1,2% da +1,6% di novembre), che hanno portato a una flessione congiunturale dello 0,30%. L’indice dei prezzi alla produzione (Ppi), invece, è salito del 10,3%, ai minimi da agosto, contro l’11,1% atteso e il 12,9% di novembre, confermando un trend al ribasso dai massimi degli ultimi 26 anni toccati a ottobre, sollevando i timori sulle ripercussioni globali, oltre che interne, a causa del ruolo importante della Cina come esportatore. Su base mensile, si è registrato un calo dell’1,2%, mentre nell’intero 2021 il rialzo è stato dell’8,1%. Come la maggior parte degli altri Paesi, la Cina ha assistito a un aumento dei prezzi per gran parte del 2021 a causa della crescita dei costi legati all’energia, esercitando pressioni su un’economia colpita anche dalla crisi del settore immobiliare che nell’ultimo ventennio ha contribuito per circa un terzo alla composizione del Pil.



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