La terza sezione è quella dedicata ai chatbot creati dal team di ChatGPT, che da una parte sono i più curati e sensati del momento, ma che d’altro canto erano in parte disponibili già da prima che lo store debuttasse. Si va da Math Mentor per aiutare bambini (e genitori) con matematica, geometria e relativi problemi fino a Game Time, che spiega le regole dei giochi da tavolo ai giocatori di ogni età e provenienza, passando per Planty, che a partire dalla foto di piante e arbusti può fornire tutti i consigli possibili su come prendersene cura.
L’ultima sezione omnicomprensiva del portale è dedicata a Dall-E, l’AI generativa che realizza immagini a partire dalle istruzioni degli utenti e che nel GPT Store può essere sfruttata come base per i singoli GPT offerti. Qui spiccano prodotti per la creazione da zero di loghi, semplici fumetti e immagini astratte ma anche strumenti per modificare le immagini caricate dagli utenti partendo dalle istruzioni che questi ultimi impartiscono.
Da qui in poi il GPT Store è diviso in sezioni tematiche, che raccolgono chatbot divisi per le funzionalità che offrono. Si parte con la scrittura per proseguire con la produttività, la ricerca e l’analisi dei dati, la programmazione, l’educazione e l’apprendimento, e la più generica sezione lifestyle che racchiude bot pensati per consigliare libri da leggere o film da guardare, per disegnare tatuaggi e molto altro.
Quanto c’è di utile nel GPT Store
Alcune proposte presenti nello store sono effettivamente sorprendenti. Dalla già citata Consensus fino a DeepGame, che crea storie interattive a partire da zero, sviluppandole da qualunque genere e a seconda di quel che il giocatore/lettore scrive di voler fare nell’ambientazione. Altre sono utili, ma non rivoluzionarie: Canva parte dall’input degli utenti per consigliare le basi di nuovi progetti grafici, ma è ben lontano dal realizzarli autonomamente; Logo Creator è ottimo per produzioni che però vanno rifinite da un esperto; Creative writing coach – almeno in italiano – offre consigli di scrittura e punti interessanti da prendere in considerazione ma che non aiuteranno nessuno a sfornare capolavori della letteratura. Altri progetti non sono nulla più che un blando set di istruzioni assegnato alla versione “liscia” di ChatGPT, e possono tranquillamente essere sostituiti parlando chiaramente al chatbot senza intermediari.
Chi valuta i GPT?
Comprendere in anticipo il valore di ciascun GPT è però ancora difficile, perché non c’è ancora un sistema di recensioni attivo sul portale. Il fatto che al momento siano tutti gratuiti permette di sperimentarli con mano, ma spulciare lo store in cerca di qualcosa utile, divertente o ben realizzato è comunque poco immediato. Le scelte di OpenAI la popolarità tra gli utenti sono criteri utili a trovare buon materiale, ma non sufficienti.
Occhio alla lingua
C’è poi il problema della localizzazione dei contenuti. Da una parte è vero che, come ChatGPT, i GPT nello store possono tranquillamente parlare italiano. D’altro canto però non è detto che rimangano sempre regolarmente impostati su questa lingua – soprattutto se sono stati sviluppati con istruzioni in inglese. Di quando in quando è infatti necessario ricordare agli agenti l’idioma da utilizzare; inoltre, anche abbattuto lo scoglio della lingua, non è detto che i GPT si comportino alla grande con le informazioni di cui potrebbe aver bisogno una persona in Italia.
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di Lorenzo Longhitano www.wired.it 2024-01-17 06:00:00 ,