cosa si aspettano i mercati

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AGI – Si prospetta una settimana incandescente per i mercati. L’allarme per una possibile azione militare russa in Ucraina si aggiunge all’incertezza per le prossime strette della Fed. Venerdì scorso la tensione tra Usa e Russia è salita alle stelle, mandando in tilt Wall Street, con il Nasdaq che ha perso quasi il 3% e il petrolio che è schizzato al top da sette anni. E nel weekend la situazione è peggiorata: “Non ci sono motivi di ottimismo” ha commentato il portavoce del Pentagono, John Kirby, dopo che e’ andata a vuoto la telefonata di sabato scorso tra il presidente Usa Joe Biden e quello russo Vladimir Putin.

“Non è un segnale che le cose si stiano muovendo nella giusta direzione. Non è un segnale che Putin abbia intenzione di procedere a una de-escalation. I margini di negoziato si sono molto assottigliati”, ha aggiunto Kirby. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha dichiarato che le manovre militari effettuate da Mosca negli ultimi giorni hanno posto le truppe russe “in una posizione dalla quale potrebbero intraprendere un’azione militare molto, molto rapidamente”.

Intanto oggi è prevista una visita a Kiev del cancelliere tedesco Olaf Scholz, il quale domani sarà a Mosca.

Oggi in Asia le Borse sono in rosso, così come i future europei. Tokyo arretra del 2,23%, Shanghai dell’1% e Hong Kong dell’1,5%. Poco mossi i future sull’EuroStoxx 50 e su Wall Street. Salgono vicino a 100 dollari, al top da sette anni, i prezzi del petrolio, con il Wti che sfiora 95 dollari e il Brent sopra quota 96 dollari al barile. Sul fronte più strettamente economico, dopo l’impennata al 7,5% dell’inflazione Usa che ha alimentato l’aspettativa di rialzi più forti e più ravvicinati per quest’anno dei tassi d’interesse da parte della Fed, il calendario di questa settimana prevede i dati sulle vendite al dettaglio Usa mercoledi’ 16 febbraio.

Gli analisti si aspettano un lieve rialzo dei consumi, dopo il crollo dello scorso dicembre. Lo stesso giorno la Fed rilascerà le minute della riunione dello scorso 26 gennaio. Sarà interessante capire cosa si sono detti i governatori della banca centrale, che comunque si sono visti prima dei dati sull’inflazione. Intanto oggi parla il numero uno della Bce, Christine Lagarde e in settimana interverra’ di nuovo il ‘falco’ della Fed di St. Louis, James Bullard, il quale si è già detto favorevole a un aumento del costo del denaro da 50 punti base a marzo e su una serie di rialzo da 100 punti base entro l’1 luglio.

Le sue parole hanno gia’ ‘incendiato’ i mercati la settimana scorsa. Giovedì 17 e venerdì 18 febbraio i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G-20 s’incontreranno per la prima volta quest’anno a Giacarta. Sul tavolo la prospettiva poco allettante per I mercati di un aumento dei rendimenti obbligazionari e di un inasprimento della politica dei tassi di interesse.

Allarme rosso in Ucraina, Scholz a Kiev e poi a Mosca

Soffiano sempre più forti i venti di guerra sull’Ucraina. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz oggi è a Kiev e domani Mosca, per tentare una de-escalation della crisi, mentre non arriva nessuna svolta dal colloquio telefonico Biden-Putin durato oltre un’ora sabato scorso. Anzi, il presidente Usa minaccia: “Se invadete la pagherete cara”.

I due si lasciano con un nulla di fatto, mentre il segretario di Stato, Antony Blinken rivela che i “russi potrebbero usare un incidente come pretesto”. E il Cremlino replica: “L’isteria americana ha raggiunto il suo apice”. Intanto i servizi segreti Usa fanno sapere di aver intercettato telefonate degli alti vertici militari russi in cui si indicano le date del 16-17 febbraio come quelle del possibile attacco. Disinformazione? Non è escluso, anche se le notizie che arrivano non sono rassicuranti. Kiev “consiglia alle compagnie aeree di non sorvolare da oggi il Mar Nero. E salgono a 130.000 i soldati russi schierati al confine, oltre la soglia critica necessaria per passare all’offensiva.

In Germania e’ rieletto presidente Steinmeier, che si appella a Putin: “Sciolga il cappio attorno al collo dell’Ucraina” e “non sottovaluti la forza della democrazia”. Il governo tedesco considera la situazione “estremamente pericolosa”. Il compito di Scholz e’ molto difficile, dovra’ tentare di dissuadere Putin dal tentare un attacco e, al tempo stesso, avvertirlo che la Russia dovra’ pagare un “prezzo molto alto” se dovesse invadere l’Ucraina. I suoi aiutanti assicurano di non aver perso la speranza che la diplomazia possa evitare una guerra, anche se minimizzano le aspettative di una svolta. “Non credo che usciremo da questo meeting con un risultato concreto”, ha detto un funzionario al Ft, aggiungendo che “non e’ il momento” di abbassare la guardia. Il 16 e il 17 febbraio si terra’ una riunione dei ministri della difesa della Nato a Bruxelles, prima che i leader dell’Ue si riuniscano per un vertice alla fine della settimana.

Domani escono dati su retail usa e minute fed

Mercoledì 16 sarà il giorno più interessante della settimana, con l’uscita dei dati sulle vendite al dettaglio Usa a gennaio e la diffusione delle minute sulla riunione Fed dello scorso 26 gennaio. La previsione è quella di una crescita congiunturale del retail Usa dell’1,8%, dopo il -1,9% di dicembre.

Il giorno prima, martedì 15 febbraio, usciranno i dati sui prezzi alla produzione, che a gennaio dovrebbero flettere leggermente, passando dal 9,7% di dicembre al 9% di gennaio. Nella notte tra il 15 e il 16 febbraio escono i dati sull’inflazione in Cina, che è praticamente inesistente.

La previsione è che a gennaio i prezzi al consumo in Cina calino dall’1,5% all’1%. Dalle minute della riunione della Fed sarà interessante capire cosa si sono detti in quell’occasione i governatori della banca centrale. I verbali arrivano dopo le parole del ‘falco’ Bullard, membro votante del Fomc, che hanno decisamente infastidito i mercati, i quali non convivono bene con l’idea dei tassi in rialzo.

Bullard venerdi’ scorso ha detto che i dati sull’inflazione di gennaio lo hanno reso “fortemente” piu’ ‘falco’, spingendolo a prevedere un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi a marzo e di un punto percentuale pieno entro il primo luglio. Non solo. Bullard non ha escluso l’annuncio di una prima stretta della Fed anche prima del meeting ufficiale del 16 marzo. E questo ha mandato in corto circuito i mercati, che hanno subito cercato di capire quando avrebbe potuto avvenire un simile evento. Una riunione che si terra’ oggi sul tasso di sconto e’ stata subito indicata come quella in cui la Fed potrebbe annunciare a sorpresa un primo aumento dei tassi Usa. Probabilmente si tratta solo di rumor, ma e’ significativo che queste voci trovino terreno fertile in questa fase. Dopo Bullard diversi membri della Fed sono intervenuti per fare da ‘pompieri’.

Il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic ha ribadito che le sue opinioni “non sono cambiate” e che lui prevede non più di tre o quattro rialzi dei tassi quest’anno, probabilmente a partire da un aumento di 25 punti base a marzo. I mercati scommettono invece su almeno sei rialzi e mezzo, cioè tutti danno per scontato un rialzo di un quarto di punto a marzo e il 60% degli analisti si pronuncia per un rialzo di mezzo punto percentuale. In pratica, se passasse una simile linea, la Fed rialzerebbe i tassi a ogni sua riunione da marzo fino alla fine dell’anno.

Tuttavia, oltre a Bostic anche altri due membri non votanti del Fomc, Mary Daly e Thomas Barkin, si sono pronunciati contro l’ipotesi di un taglio di mezzo punto percentuale a marzo. Da notare che venerdì scorso anche Christine Lagarde ha messo in guardia contro il possibile effetto boomerang di un rialzo dei tassi troppo alto, o troppo anticipato. L’aumento dei tassi “non risolverebbe nessuno dei problemi attuali”, ha dichiarato Lagarde ad una testata tedesca, aggiungendo che la Bce non deve essere troppo frettolosa sui tassi perché un rialzo affrettato rischia di “compromettere la crescita”.

Lagarde in altre parole punta a prendere tempo e a mantenere la Bce alla finestra il più a lungo possibile, in attesa che nel secondo semestre, un calo dell’inflazione e un rallentamento della crescita, entrambi possibili, vanifichino l’idea di rialzare i tassi europei. Fed e Bce insomma, in questa fase, non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Tra l’altro la Fed sta per decidere anche una riduzione del suo bilancio, che attualmente è intorno ai 9.000 miliardi di dollari, mentre la Bce ha aperto alla possibilità di rialzare i tassi ma non a quella di ridurre il suo bilancio.

La settimana prossima sarà interessante sentire cosa diranno i vari membri della Fed e della Bce. Oggi parla ancora Lagarde alle ore 17. In giornata e’ atteso anche Bullard. Poi venerdì 17 febbraio interverrà il capo economista della Bce, Philip Lane e parleranno di nuovo Bullard e Loretta Meister, presidente della Fed di Cleveland.

Il prezzo del petrolio vola vicino a 100 dollari, al top da 7 anni

La crisi dell’Ucraina fa volare i prezzi del petrolio che tornano al top da 7 anni, vicino a 100 dollari al barile, dopo che la settimana scorsa erano scesi, in attesa dell’esito dei colloqui Usa-Iran che potrebbero portare ad un aumento dell’offerta globale di greggio. “Se oggi accade un movimento di truppe, il Brent non avra’ alcun problema a correre sopra il livello dei 100 dollari” commenta l’analista Edward Moya in una nota. “La mia previsione – dice Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Sim – e’ che i prezzi del petrolio oscilleranno per qualche mese tra 85 e 100 dollari. Sul mercato peseranno fattori contrastanti, le tensioni geopolitiche da una parte e le riaperture dall’altra, in particolare quella della Cina, che si accentuera’ da marzo, dopo la fine dei Giochi olimpici invernali”.



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di Alessandro Galiani
www.agi.it
2022-02-14 07:56:18 ,

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