Covid, il 50 per cento degli italiani ha ricevuto la prima dose di vaccino

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È un primo grande traguardo raggiunto. Oggi, 20 giugno,  possiamo dire che oltre metà della popolazione italiana risulta parzialmente protetta dal Covid-19. Ad oggi infatti è salita al 50% la statistica delle persone over 12 anni che hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Le persone vaccinate sono 15.655.715 (due dosi e monodose) quelle che hanno ricevuto la prima dose 30.111.651. Siamo ancora lontani dall’immunità di gregge, all’interno di questa statistica l’unica fascia d’età ad aver raggiunto la quasi totalità di vaccinazioni con prima e seconda dose è quella degli over 80 (87,18%), seguito dagli over 70 (44,61%) e dagli over 60 (35,86%).

GUARDA – L’andamento della campagna

Una percentuale che si abbassa moltissimo già tra  under 50 (15,36%) per scendere al 13,% nella fascia 30-30 anni. Ma poter già citare un numero “tondo” 50% degli italiani con una prima dose è davvero un traguardo importante. E anche nella percentuale di somministrazioni le regioni sembrano avere, finalmente un ritmo simile: si va dal 78,96% di vaccini effettuati sulla popolazione in Liguria al 78,57% del Lazio al 78,53% della Lombardia. Per scendere poi al 70,11% della Calabria al 69,33% della Sicilia.

Complessivamente, quindi, secondo i dati nazionali,  sono 45 milioni 767.366 le somministrazioni anti-Covid effettuate finora dall’inizio della campagna, mentre ieri ne sono state effettuate oltre 510mila. Il 26,24% della popolazione nel nostro Paese ha dunque completato il ciclo vaccinale, il 50% ha ricevuto una prima dose.  

Sul fronte delle regioni il Lazio risulta essere, secondo l’Aida, “la prima regione d’Italia nell’utilizzo delle cure con gli anticorpi monoclonali”, ha dichiarato l’assessore alla Sanità D’amato. “Oggi registriamo un numero di casi piu’ basso da agosto dello scorso anno, 68 in tutta la regione”. Mentre Nicola Zingaretti ha sottolineato, “nel Lazio, oggi, zero decessi, si può tornare a vivere”.

Rispetto alla lotta alle varianti del virus, in arrivo da domani anche in Italia nuovi test in grado di riconoscere la variante Delta del virusSarsCoV2. Rispetto a quelli attualmente utilizzati per la diagnosi, non cercano le mutazioni nella proteina in cui queste si concentrano maggiormente, ossia la Spike utilizzata dal virus per invadere le cellule, ma cercano una mutazione chiamata N501Y, presente in tutte le principali varianti finora note tranne che nella Delta, in particolare la B.1.671.2, che è la più diffusa delle tre varianti identificate in India.

“Servono nuovi criteri di analisi dei tamponi con un’alta carica virale per riuscire a individuare la variante Delta”, ha dichiarato Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. L’appello del virologo è a” modificare quanto prima i criteri per lo screening e ad aggiornare i test per la ricerca delle varianti che destano preoccupazioni”.

 

 

 



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