Dal golfo di Napoli a quello di  Hauraki, ecco come si diventa campioni 

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AGI – E’ anche questo un ‘miglio d’oro’. Ben diverso da quello più famoso, la strada lungo la costa che unisce senza intervallo abitativo Napoli a Portici e a tutti i comuni marini alle pendici del Vesuvio, costellata di raffinate ville e casini di caccia ‘700eschi. Un chilometro e 600 metri dentro Napoli, anzi la Napoli del mare che forgia campioni olimpici. Di nuoto, pallanuoto, canottaggio e vela.

La Napoli che ora, grazie a Pierluigi De Felice ed Emanuele Liuzzi, trionfa (ancora) per Luna Rossa con la conquista della Prada cup e alla sfida per ora alla pari con i kiwi neozelandesi nelle acque del golfo di Hauraki  per l’America’s cup. E se l’Italia sogna ora come sognò nel 2000 con il napoletano Francesco De Angelis al timone di un’altra Luna Rossa, lo si deve all’opera instancabile di questi 6 circoli che si contendono medaglie olimpiche, mondiali e una banchina troppo corta per tutte le loro imbarcazioni. Canottieri, Italia, Rari Nantes, Savoia, Nautico, e Posillipo.

A voler solo elencare i premiati con il metallo più prezioso in competizioni italiane, europee, mondiali e olimpiche venuti fuori dalla schiera di ragazzini che da fine ‘800 varcano quelle soglie, sarebbe necessario troppo spazio. Eppure, nell’opinione pubblica, quei luoghi sono considerati una tutto sommato superflua enclave per ricchi oziosi. 

La polemica

 “Lo Stato italiano, presente a ogni mondiale e olimpiade per applaudire dalle tribune, per gente come Davide Tizzano o i fratelli Abbagnale non ha mai fatto nulla. Lo sport in Italia lo fanno solo i privati. Nelle scuole abbiamo professori diplomati senza palestre. L’Italia di fatto ha abdicato allo sport ed è tutto lasciato ai circoli. E noi siamo specializzati, lo facciamo bene, selezioniamo nella massa i migliori”, rivendica con orgoglio all’AGI Fabrizio Cattaneo della Volta, presidente del Reale yacht club Savoia, che tra i tesserati annovera De Felice e Liuzzi, come pure, ora, Tizzano, che da ragazzino era al Canottieri.

“Pigi ed Emanuele fanno parte di quei ragazzi che venivano qui ogni pomeriggio – aggiunge – noi li abbiamo presi e trasformati in agonisti e campioni. Gran parte dello sport agonistico italiano sull’acqua è nato qui, in questi circoli. Forse solo quelli del Garda e l’Aniene a Roma possono vantare successi paragonabili, ma anche con risorse diverse e spesso aggregando tesserati che si sono formati altrove, spesso da noi. Al Savoia i soci pagano una retta di 1.600 euro l’anno, e la metà serve per le attrezzature dei ragazzi, per il loro trasporto e partecipazione alle gare, per i  quattro allenatori nostri dipendenti, che in determinati periodi dell’anno non bastano. E ora lo Stato ci impone anche di  averne solo con contratti subordinati e non a termine. Quindi io non posso utilizzare altri, magari volontari, quando le gare incombono o quando le iscrizioni sono molte”.

In questo circolo i ragazzi che vogliono fare canottaggio pagano 30 euro l’anno, il solo tesseramento; più costosa la vela, 100 euro al mese, “ma se capita chi non può pagare, viene ugualmente. Se ne fanno carico i soci”, spiega il presidente di una realtà che nel 1960 è scelta come centro operativo delle Olimpiadi per la vela.

L’albo d’oro

L’albo d’oro della vela e del canottaggio del Savoia è costellato di campioni. Solo per citare gli ultimi, Scalzone e Di Mare oro ai campionati del mondo in Austria il bronzo nel 2016 alle  Olimpiadi di Rio de Janeiro di Matteo Castaldo per il canottaggio. E, nella vela, Niccolò Nordera, campione del mondo classe Laser 4.7 nel 2019, Roberta Caputo e Benedetta Barbiero vincitrici del mondiale e dell’europeo nella classe 420 del 2010. Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato, poi, si è battuta e ha vinto molto per i colori del Savoia, prima di andare a cercare l’America’s cup, con Pierluigi De Felice a bordo.

“I circoli sono le palestre del mare e la grande forza dei circoli è essere famiglia”, sottolinea all’AGI Tizzano, il cui figlio ha vinto a 9 anni pochi giorni fa con un altro ragazzino di 11 anni, Riccardo, figlio di una delle colonne operative del circolo, Nino Fattore, il suo primo titolo regionale. “Se c’è una buona base si arriva in cima alla piramide”, chiosa l’olimpionico che ha nel suo palmares titoli e funzioni manageriali sia con il canottaggio (Seul 1988 ad appena 20 anni, e Atlanta, nel 1996) che con la vela (nel 1991 era sul Moro di Venezia come grinder nella conquista della Louis Vuitton cup contro i neozelandesi di Challenge). “Nei circoli tutti hanno nomi e cognomi, sono persone da quando varcano quelle porta”, gli fa eco Cattaneo. 

Le storie

Nino infatti al Savoia è entrato 20 anni fa, e suo figlio 11enne è la terza generazione che rema sotto quei colori; lui, quando ha esaurito la sua parabola di atleta, è rimasto come dipendente. Anche Francesco Torre, chiamato dai ragazzini  Checco, prima faceva qui sport, ed è nipote di un collaboratore. Nei momenti di punta, d’inverno, ci sono almeno 150 iscritti al canottaggio, che a marzo si sono ‘ridotti’ a 40/50; nella vela accade il contrario, 15-20 bimbi e ragazzini d’inverno e d’estate il triplo.  Le gare cominciano subito, anche ‘casalinghe’, nel golfo di Napoli o a lago Patria, per dare soddisfazioni ai ragazzi. Ma chi ha stoffa, si mette in mostra subito, come Pigi e i suoi fratelli, che hanno cominciato presto, a 7-10 anni, e che hanno vinto molto, anche se poi solo Pierluigi ha fatto della vela la sua professione. Cifre e vite molto simili anche negli altri circoli, e molte attività che coniugano sport e attenzione verso le fasce deboli. Perché il mare non sforna solo campioni, ma anche uomini. 

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