Le coppie-meraviglia del calcio – oggi De Bruyne-Haaland – declinano ogni azione allo stesso modo di quei giocatori di briscola nei bar di una volta, attempati ribaldi cui per intendersi bastava storcere le labbra, arricciare le narici o fare l’occhiolino. Punto, partita. E quando ieri sera – si giocava Luton Town-Manchester City valevole per la FA Cup – Robocop Haaland è scattato per l’ennesima volta verso il gol inevitabilmente servito da De Bruyne porgendo l’orecchio si sentiva in sottofondo la voce di Marco Mengoni: “Ti vedo ad occhi chiusi e sai perché/Fra miliardi di persone/Ad occhi chiusi hai scelto me”.
Fatti l’uno per l’altro
Cinque gol ha segnato il vichingo, per quattro volte a metterlo nella condizione di punire il portiere avversario è stato KDB. Nei movimenti dei due, nell’abbrivio di Haaland che parte a testa bassa affondando la falcata nella prateria così come nella lettura di gioco di De Bruyne che tratteggia traiettorie con il goniometro, risiede una sincronia celeste, la stessa dei tanti che – nella storia del calcio – si sono annusati, riconosciuti, finanche amati in quel modo puro che concede il gioco. Lui e lui. Fatti l’uno per l’altro.
Lautaro-Thuram, una coppia creata dal nulla
Oggi: Lautaro e l’insospettabile Thuram stanno facendo la fortuna dell’Inter, esempio di coppia creata dal nulla, come quando in cucina si scoprono due ingredienti che funzionano benissimo insieme. E chi l’avrebbe detto? Uova e asparagi è facile, ma per banana e prezzemolo ci vuole un’intuizione. Coppie di ieri: Dybala-Higuain, la leggerezza e la potenza al servizio della miglior Juve di Allegri, così come a Barcellona incantavano Messi e Neymar, in un turbine di finte, controfinte, tocchi, carezze, moine e stoccate vincenti. Trent’anni fa: Mancini e Vialli, l’affinità sentimentale prima ancora che calcistica e forse – per le caratteristiche dei due – c’è qualcosa che può ricordare il feeling tra De Bruyne e Haaland.
I cross di Causio e la testa di Bettega
Nei primi anni 80 il lancio di Platini e la fuga in contropiede di Boniek sono stati il poster generazionale di una delle più iconiche Juventus di sempre. E un attimo prima, immagini sgranate in bianco e nero, domenica pomeriggio al Comunale, sole ombrato da un azzardo di nebbia, o forse è solo il fumo delle fabbriche: cross di Causio dopo finta e controfinta, stacco perentorio di Bettega in mezzo all’area di rigore. In quegli stessi anni nella Torino granata imperavano i Gemelli del Gol, Pupi Pulici e Ciccio Graziani: valanghe di gol da mettere a referto per i posteri. Il segreto è compensarsi.
Sivori e Charles
Andy Cole e Dwight Yorke – i Calypso Boys del Manchester United fine anni 90 – avrebbero potuto muoversi bendati in uno sgabuzzino senza mai toccarsi: “Quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare” (cit. Paolo Conte in “Boogie”). Maestri assoluti dell’intimità calcistica erano quel piccolo diavolo di Sivori e quel gigante goffo di Charles, che trovavano l’uno nell’altro la propria miglior espressione. El Cabezon scherzava gli avversari, li irretiva e li umiliava a botte di tunnel, mentre il gallese sgomitava nella giungla dell’area avversaria, attendendo la parabola che l’avrebbe reso felice.
Ma non di soli gol vivono le coppie, per cui ci piace qui ricordare che nessuno mai al mondo – ma proprio nessuno – ha ballato la stessa canzone per così tanto tempo – e con così tanto incanto – come i due geni del Barcellona di Guardiola: Xavi e Iniesta, custodi di quel magico equilibrio che trasforma il calcio in poesia, o viceversa