Draghi difende le misure e prova a blindare i partiti

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La decisione di tenere una conferenza stampa nei prossimi giorni, magari in coincidenza con il Consiglio dei ministri di giovedì che darà il via libera al nuovo decreto ristori, era già maturata a Palazzo Chigi all’indomani del varo delle nuove importanti norme anti Covid che hanno introdotto l’obbligo vaccinale per gli ultra cinquantenni. Ma nelle ultime ore, anche per via della reazione negativa di una parte dei media su alcuni punti come ad esempio la sanzione di 100 euro per chi non ottempera all’obbligo, è maturata la decisione di anticipare l’incontro con la stampa a domani, giorno della riapertura delle scuole e di molte attività.

L’appuntamento è fissato per le 18, in modo da poter avere già un primo quadro di come sarà andato il rientro in ore in cui i contagi continuano a salire (ieri la notizia che sono saliti a tre i ministri contagiati: Vittorio Colao, Luigi Di Maio e Federico D’Incà, gli ultimi due anche grandi elettori per il Quirinale).

Ma il premier, che resta il candidato più autorevole a succedere a Sergio Mattarella nonostante i timori dei partiti sui riflessi che un suo trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale avrebbe sulla prosecuzione del governo, non risponderà alle domande sull’argomento: la conferenza stampa è unicamente concepita come occasione per spiegare all’opinione pubblica, confusa dai tanti decreti susseguitisi nelle ultime settimane, il senso del nuovo pacchetto di misure. Mettendoci appunto la faccia.

È proprio sulla riapertura delle scuole in presenza, d’altra parte, che si è consumato uno degli scontri più forti nel Cdm del 5 gennaio scorso. Con i ministri dem, il responsabile della Salute Speranza e quasi tutti i governatori (ad eccezione di Massimiliano Fedriga e Giovanni Toti) schierati contro la riapertura post festiva o molto perplessi.

Ma Draghi rivendica di aver tenuto la barra dritta su un tema che gli sta particolarmente a cuore, decidendo anche di impugnare l’ordinanza nel frattempo intervenuta del governatore dem della Campania Vincenzo De Luca: «Non possiamo tenere i ristoranti aperti e chiudere le scuole», è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi. Saranno poi i contagi classe per classe a determinare il ricorso alla Dad, dove servirà.



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