È morto il re degli Zulu

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AGI –  Il re del popolo zulu, Goodwill Zwelithini,è morto in Sudafrica per complicanze inizialmente legate al diabete. Lo hanno annunciato il suo ufficio di comunicazione e la squadra di collaboratori precisando che il sovrano 72enne era ricoverato da diverse settimane. “È con la più grande tristezza che devo informare la nazione del decesso di sua maestà il re. Tragicamente, mentre era ricoverato, il suo stato di salute è peggiorato ed è deceduto nelle prime ore del giorno”, si legge nella nota.

Figura venerata dal suo popolo ma anche molto controversa, il sovrano non aveva poteri particolari ma esercitava ancora un’influenza importante su milioni di membri della sua etnia zulu, la più importante in Sudafrica, con un ruolo essenzialmente spirituale e cerimoniale.

Nel 1971, in pieno apartheid, a soli 23 anni era salito sul trono dopo la morte del padre, guida di una famiglia di grandi proprietari terrieri. Durante i 20 anni del suo regno Zwelithini è spesso finito al centro di scandali, ad esempio per aver organizzato un festival di ragazze vergini, e per aver definito i migranti africani nel Paese di “formiche” e “pidocchi”, scatenando attacchi xenofobi in un contesto di difficile convivenza.

Di recente il sovrano zulu si era anche espresso a favore di punizioni corporali per costringere gli alunni a studiare meglio a scuola e ha criticato l’omosessualità definendola “una pratica inaccettabile”. In Sudafrica i re tradizionali sono riconosciuti dalla Costituzione e spesso ricoprono un ruolo simbolico particolarmente forte e sentito. 

Nel Sudafrica, per costituzione una repubblica democratica, la morte di re Goodwill Zwelithini ha acceso i riflettori sul gruppo etnico più numeroso nel Paese: circa 11 milioni di persone, il 18% di tutta la popolazione sudafricana.

Zwelithini lascia sei mogli e 26 figli, tra i quali sarà nominato il nuovo erede al trono, che sarà anche la futura guida spirituale del popolo ancestrale stabilito perlopiù nella provincia del KwaZulu-Natal.

Il nome di zulu deriva da amazulus, che significa “gente del cielo”. Per giunta la lingua zulu – chiamata anche isiZulu – lingua bantu del sottogruppo Ngumi, è quella più parlata in Sudafrica, quindi è una delle lingue ufficiali della patria di Nelson Mandela.

È la lingua materna di oltre 9 milioni di persone ed è parlata correntemente in tutto da 15 milioni, ma molti zulu parlano anche inglese, portoghese, afrikaans e altre delle 11 lingue ufficiali sudafricane. In origine i zulu erano un clan minore, appartenevano al gruppo dei Nguni, assieme agli Swazi e agli Ndebele dello Zimbabwe; occupavano la regione della moderna Tanzania.

La storia vera e propria del regno zulu ebbe inizio alla fine del XVIII secolo con la figura di Shaka, figlio illegittimo dell’allora sovrano Senzangakona, che lo ripudio’. Cresciuto nella tribu’ del clan materno, gli Mthethwa, sviluppo’ doti da guerriero e divenne uno dei capi dell’esercito per poi essere proclamato nuovo re del regno zulu nel 1816. Sotto Shaka l’etnia attuo’ una politica militare e di espansione che gli consenti’ di estendere la propria area di dominazione ad un vastissimo territorio del Sudafrica, fino a formare una grande nazione fra i fiumi Tugela e Pongola. L’espansione degli zulu ebbe un ruolo determinante in quello che fu chiamato Mfecane, ovvero un enorme movimento migratorio di masse che sfuggivano agli invasori, e che sconvolse tutta l’Africa sudorientale. Ancora oggi gli zulu, in onore e ricordo del re Shaka e delle sue conquiste, celebrano ogni anno lo Shaka Day. I successivi regni di Dingane e Mpande furono segnati da sanguinose battaglie contro i coloni europei, prima i boeri e poi gli inglesi, e gli zulu ne uscirono a volte vincitori, altre vinti. L’11 dicembre 1878, i britannici inviarono un ultimatum a 14 capi locali del regno zulu, respinti in quanto ritenuti inaccettabili. I britannici attraversarono il Tugela, dando inizio alla Prima Guerra Zulu del 1879 che si concluse con la sconfitta dell’etnia: i britannici suddivisero il regno in 13 regni piu’ piccoli, ciascuno con un proprio governante, che presto entrarono in conflitto tra di loro. L’ultimo sovrano, Dinizulu, fu arrestato e processato per “alto tradimento e violenza pubblica” e, nel 1889, ricevette una condanna a dieci anni di carcere da scontarsi sull’isola di Sant’Elena. (AGI)Vqv/Bia (Segue) (AGI) – Roma, 12 mar. – Nell’epoca dell’apartheid, il regime sudafricano creo’ lo stato di KwaZulu, dichiarando nel 1970 – con il Bantu Homeland Citizenship Act – che tutti gli Zulu nel territorio sudafricano erano da considerarsi cittadini di KwaZulu ma non del Sudafrica, pertanto gli appartenenti all’etnia persero la cittadinanza e la maggior parte dei loro diritti. Milioni di Zulu furono costretti a trasferirsi nello KwaZulu, che nel 1993 raggiunse una popolazione di oltre 5 milioni. Il KwaZulu era costituito da un certo numero di territori non contigui appartenenti all’area che corrisponde all’odierno KwaZulu-Natal. Nel 1994, con la caduta dell’apartheid, KwaZulu fu unito alla provincia di Natal, formando il KwaZulu-Natal, e ai cittadini di KwaZulu fu nuovamente riconosciuta la cittadinanza sudafricana e la liberta’ di movimento all’interno della nazione. Secondo gli ultimi censimenti, sono oltre 7,6 mln nel KwaZulu-Natal, 1,9 mln nel Gauteng, 800 mila nel Mpumalanga e 140 mila nel Free State. I Zulu praticano la poligamia – in realta’ sempre meno oggi – e hanno una religione animistica che si basa sulla sopravvivenza dello spirito dopo la morte e sul culto degli antenati. Gli spiriti familiari possono infatti intervenire nella vita di ognuno, cancellando le malattie e i dolori oppure infliggendo punizioni: a loro ci si rivolge con l’aiuto degli indovini e del Sangoma, una figura mistica, in genere una donna, legata alla medicina tradizionale e alla superstizione popolare. Profonda conoscitrice dell’animo umano e molto rispettata dalle comunita’, il Sangoma legge il passato e il presente, comunica con gli spiriti, usando radici, erbe, cortecce, pelli di serpente. La comunita’ rurale degli Zulu vive in villaggi, spesso senza elettricita’ e acqua corrente, in case costruite con una mistura di mattoni di fango e materiali piu’ moderni ma economici. Come conseguenza dell’apartheid, la popolazione zulu urbana viveva soprattutto nelle township; successivamente un gran numero di Zulu sono diventati membri della classe media e si sono stabiliti nei sobborghi delle citta’. Alcuni di loro sono importanti uomini d’affari ed un piccolo gruppo e’ composto di parlamentari. Nel “triangolo zulu”, nelle regioni di Eshowe, Vryheid et Ladysmith, e’ possibile percorrere la “strada delle battaglie” sulle tracce, ancora numerose, dei conflitti contro boeri ed inglesi. (AGI)Vqv/Bia

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