«È una fase delicatissima, il governo deve reggere. No ad appoggi esterni»- Corriere.it

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di Monica Guerzoni

Francesco Boccia: «Grillo si prese la responsabilità di formare l’esecutivo»

ROMA –

Lei sta con Conte, o con Di Maio?


«Sto con il M5S e con l’alleanza dei progressisti e dei riformisti», schiva la trappola Francesco Boccia, responsabile Enti locali del Pd. L’ex ministro del governo Conte rende merito ai duellanti di aver fatto «un lavoro pregiato e importante» in questa legislatura: «Non ho dimenticato cosa era il M5S nel 2018, quando Di Battista e Di Maio sfilavano con i gilet gialli. Aver consentito la nascita della Commissione von der Leyen, del governo giallorosso e poi del governo Draghi è un grande risultato della loro evoluzione politica, di cui devono essere fieri entrambi».

Di Maio deve uscire e fare un suo partito, prima che Conte lo butti fuori?

«Di Maio è stato ed è un ottimo ministro degli Esteri e, grazie alla politica, è diventato uno dei ministri più europeisti dei 27 Paesi. Quanto alle dinamiche interne del M5S, non ritengo giusto né corretto dare giudizi».

E se l’ex premier sfiduciasse il Di Maio ministro?

«Non mi pare si sia arrivati a questo e mi auguro non ci si arrivi. In politica si valutano i fatti, non le ipotesi. Conte e Di Maio, prima con la segreteria Zingaretti e poi con Letta, hanno contribuito ad avviare il difficilissimo lavoro di aggancio dell’Italia a un nuovo europeismo».

Non possono più stare insieme, il ministro accusa il leader di voler disallineare l’Italia rispetto al tradizionale asse atlantista. Non è un problema, per il Partito democratico?

«Non penso ci sia scarso atlantismo da parte di Conte. Abbiamo lavorato gomito a gomito, la stella polare è sempre stata un’Europa forte e il legame atlantico dell’Italia».

Oggi Draghi parla in Aula in vista del Consiglio europeo. Il governo rischia a causa di Conte?

«Non mi pare che Conte abbia minacciato la caduta del governo, ha chiesto un confronto e questo è normale quando la maggioranza è molto larga e non politica».

Molti prevedono che l’ex premier abbia in mente di uscire dalla maggioranza, al più tardi a settembre. L’appoggio esterno può essere una formula?

«No, abbiamo assunto un impegno tutti insieme nel 2021. Nessuno di noi ha fatto i salti di gioia a sostenere un governo con il centrodestra dentro, ma quella era la condizione posta dal presidente Mattarella nell’interesse del Paese. In questo snodo delicatissimo, dopo la pandemia e con una guerra in corso, servono un’Italia e un’Europa forte per completare l’uscita dalla crisi internazionale».

Quindi ha fatto bene Conte a frenare, ancora una volta, sull’orlo del burrone?

«Il governo deve reggere. La fase che stiamo vivendo ha la stessa importanza del febbraio 2021, quando il primo ad assumersi la responsabilità di formare un governo di unità nazionale fu proprio Grillo, che con Conte diede il via libera a un esecutivo per completare la campagna vaccinale e l’attuazione del Pnrr. Obiettivi a cui ora si è aggiunta la crisi internazionale».

Nel Pd c’è chi tifa per la scissione del M5S?

«La funzione del Pd deve essere tenere assieme il fronte progressista, non scegliere dentro abitazione dell’altro. Dobbiamo essere rispettosissimi della dinamica interna al M5S, che non può e non deve incidere sulle nostre scelte. L’unità dei progressisti e dei riformisti continua, per i ballottaggi stiamo unendo in molti comuni il centrosinistra con il M5S e i centristi».

Nascerà il partito di Sala, con dentro anche Di Maio?

«Non ho mai creduto al centro come spazio da coprire per poi decidere dove sia più conveniente andare. Nella coalizione di centrosinistra c’è uno spazio enorme accanto alla sinistra per liberali, europeisti e riformisti».

E c’è spazio per Draghi dopo Draghi?

«Ora dobbiamo vincere i ballottaggi con l’unità massima alternativa alla destra, poi costruire la proposta per il 2023 evitando di tirare dentro l’arena Draghi e Mattarella».

20 giugno 2022 (modifica il 20 giugno 2022 | 23:14)



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Monica Guerzoni , 2022-06-20 21:14:37 ,

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