Elezioni Germania, il grande stallo: vince la Spd di Olaf Scholz e crolla la Cdu. Ma ora è bivio tra “Giamaica” e “Semaforo”

0


Non ci sono veri vincitori nella lunga notte elettorale tedesca, quella che segna la fine dell’era Merkel. Due eventi ne simboleggiano il graduale allontanamento dalla scena politica: la vittoria della giovane candidata dei socialdemocratici dell’Spd nel collegio che dal 1990 elesse sempre Merkel vincitrice e la foto di ieri sera, in cui la cancelliera uscente compare alle spalle del candidato dei cristianodemoratici della Cdu Armin Laschet, intento a prendere la parola poco dopo la chiusura delle urne. Sarà suo il compito di raccogliere i cocci di un’Union frammentata, che non ha saputo coagularsi attorno alla sua figura. Tanto da ottenere il risultato peggiore di sempre, anche a causa dell’emorragia di voti persi in quest’ultima tornata elettorale. Il crollo è dell’Union tutta, dunque anche della Csu, la sorella bavarese della Cdu guidata da Markus Söder.

Non vincono neppure i Verdi, che mesi fa sembravano capaci di arrivare alla cancelleria e ora vedono sfumare del tutto quest’eventualità. Si sono fermati al 14,8 %, la candidata Annalena Baerbock – sostenuta all’interno del partito ma debole agli occhi dell’elettorato – paga lo scotto degli errori commessi in campagna elettorale. È la prima ad ammetterlo, a caldo, dopo la chiusura dei seggi: «Volevamo di più, questa volta non lo abbiamo ottenuto ma abbiamo un incarico per il futuro». La consolazione, affatto magra, sarà il ruolo decisivo che i Verdi e il partito dei liberali di Fdp ricopriranno nella formazione della nuova coalizione.

Da cui, sorpresa, potrebbe anche essere esclusa la Spd di Olaf Scholz, di gran lunga il partito con il risultato migliore (25,7 %). Nei sondaggi la Spd è cresciuta in modo costante, migliorando quel 20,5 % totalizzato alle scorse elezioni. Secondo il politologo dell’università di Kassel Wolfgang Schroeder, il candidato di Spd è vincente perché si inserisce nel solco di Merkel, ereditandone pragmatismo e fiducia: «Il ruolo di vicecancelliere lo ha reso competente ed esperto, con un’idea di come si governi la Germania. L’abilità di Scholz è stata poi quella di appropriarsi di alcuni temi che la sinistra gli rimproverava di non avere, tra cui il salario minimo a 12 euro e la stabilizzazione del sistema pensionistico». Non è un caso che la svolta in questa direzione sia avvenuta durante la pandemia, quando l’emergenza ha mostrato ai tedeschi l’importanza e la necessità di riforme sociali per il Paese.

La parabola della Cdu è contraria a quella dell’Spd. I cristianodemocratici crollano al 24,1, dal 32,9 % del 2017. A poco sono serviti gli endorsement di Merkel («La migliore via per il nostro Paese è un governo guidato dall’unione Cdu/Csu con Laschet come cancelliere, perché il suo esecutivo continuerà nel segno della stabilità e dell’affidabilità», aveva detto). E invece il ruolo di stabilizzatore sembra esser stato preso da Scholz, mentre Laschet ha inanellato una serie di figuracce (l’ultima ieri, quando non ha saputo piegare correttamente la scheda elettorale). Neppure lo spauracchio di una coalizione tutta orientata a sinistra, costituita da Spd, Linke e Verdi, ha rassicurato gli elettori. Secondo i dati dell’istituto Infratest dimap, sarebbero infatti oltre un milione i voti persi dalla Cdu in favore della Fdp, 830 mila quelli andati ai Verdi e 470 mila quelli per i Liberali.

Elezioni in Germania, gaffe del delfino di Angela Merkel: Laschet piega male la scheda e mostra il voto a tutti


A oggi è impossibile sapere chi sarà il nuovo cancelliere, perché sia Scholz che Laschet reclamano la guida del governo. Non è chiaro neanche quale sarà la coalizione definitiva, ma le opzioni predominanti sono due: semaforo (Spd, Verdi, Liberali) o Giamaica (Cdu/Csu, Verdi, Liberali). L’ago della bilancia saranno dunque il terzo e quarto partito, i Verdi e i Liberali di Fdp, che hanno raccolto l’11,5 % e reclamano il ministero delle Finanze come punto fermo per far partire le trattative di governo. Già alle scorse elezioni politiche i cristianodemocratici provarono ad accordarsi con i Liberali e i Verdi, ma l’opzione Giamaica naufragò per l’inconciliabilità dei partiti su ambiente e migrazione. Anche questa volta il nodo fondamentale potrebbe essere il clima, ambito in cui, dice il politologo Schroeder, «sia la Cdu che i Liberali non hanno politiche particolarmente ambiziose». Ma per il momento Verdi e Fdp sembrano disposti a trattare.

Le elezioni del 26 settembre sono un punto di svolta anche per un altro partito, la formazione di estrema destra AfD. Che non è in grado di replicare il risultato del 2017 – divenne la forza di opposizione più grande in Parlamento – ma si conferma una potenza nei Länder orientali, dove scarseggiano lavoro e prospettive.

La partita è ancora aperta in Germania, Scholz e Laschet dicono di voler formare il governo prima di natale. Ma per il momento nessuno ha intenzione di rinunciare alla cancelleria. L’unica cosa certa, pare, sarà la fine dell’alleanza tra Cdu/Csu e Spd, che ha retto gli equilibri tedeschi per anni.



Source link
di Erika Antonelli
espresso.repubblica.it
2021-09-27 09:15:00 ,

Leave A Reply