DA NOSTRO INVIATO
LISBONA – Cresce la destra in Portogallo, ma il Partito Socialista, che ha governato negli ultimi 8 anni, quasi alla conclusione dello spoglio, spunta la parità con l’Alleanza Democratica di centrodestra al 28%. Grazie al sistema elettorale, i socialisti ottengono anche un minuscolo vantaggio nella distribuzione dei seggi. Il centrodestra manca la vittoria che i sondaggi gli promettevano. I socialisti quasi dimezzano la loro compagine parlamentare rispetto a solo due anni fa e tenteranno per primi di formare un governo. Difficile ci possano riuscire.
Sia il Partito Socialista (centrosinistra) sia Alleanza Democratica (centrodestra) devono fare i conti con l’irruzione in Parlamento di una terza, nuova forza, l’estrema destra di Chega! (Basta!). A spoglio quasi completato Chega! ottiene una percentuale di voto del 18% che gli permette di quasi raddoppiare la sua truppa di deputati.
Garantire la governabilità sarà difficile. I socialisti anche agglutinando verdi e ex comunisti rimarrebbero in minoranza. Lo stesso per il centrodestra di Alleanza Democratica. In campagna elettorale, il suo leader, Luis Montenegro ha escluso Chega! dal governo. Con queste premesse, anche alleandosi con i Liberali (in calo drastico sotto il 5%) non arriverebbe alla maggioranza.
Quindi? Una legislatura fragile, esposta di continuo a un ritorno al voto, sempre che Montenegro non cambi idea e decida di imbarcare Chega!. Non tutti nel partito sono d’accordo con l’ostracizzare il successo dell’estrema destra. Determinante sarà il voto europeo di giugno. Qualora Montenegro perdesse posizioni la sua stessa leadership sarebbe a rischio.
Anche il leader di Chega!, André Ventura, ha tempo tre mesi per mantenere o migliorare il suo straordinario piazzamento di ieri pure alle elezioni per il Parlamento europeo. Con un risultato simile potrebbe diventare un protagonista importante anche nei giochi delle destre di Bruxelles. Ventura oggi aderisce al gruppo Identità e Democrazia (della francese Le Pen e della Lega di Salvini), ma potrebbe passare ai Conservatori della Meloni.
A caldo Ventura ha parlato di «risultato storico che segna la fine del bipolarismo portoghese» e si è impegnato «a dare in modo responsabile al Paese un governo stabile».
Chi si mangia i gomiti è il Partito socialista. Fino a ieri aveva la maggioranza assoluta dei deputati grazie alle elezioni di appena due anni fa. Da oggi si trova con quasi la metà dei seggi. E tutto per aver chiamato un voto anticipato non obbligato. La responsabilità della scelta ricade sul premier António Costa che invece di traccheggiare per conservare il potere ha preferito salvare «la dignità della carica di premier» dalle ombre di un’inchiesta giudiziaria. A dimissioni annunciate l’intera inchiesta si è di molto sgonfiata. Dimissioni affrettate e fatali.
I socialisti hanno governato per 24 dei 50 anni di democrazia, i social-democratici (oggi Alleanza democratica) per 26. Il Portogallo si è confermato diviso in due: a nord, attorno alla città di Porto più conservatrice, a sud, attorno alla capitale Lisbona, più progressista con i socialisti ancora maggioritari. Più giovane l’elettorato conservatore rispetto al socialista, ma con Chega! il quadro socio-politico si è fatto più complesso. L’estrema destra si è affermata in periferie urbane di tradizione comunista, campagne dove ancora si ricorda il latifondo e famiglie di «retornados», ex coloni che hanno lasciato l’Africa assieme alle truppe d’occupazione. Tra loro hanno fatto breccia gli slogan anti immigrazione lanciati da Chega!.
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www.corriere.it
2024-03-11 00:00:00 ,