di Antonio Piemontese
La Corte Costituzionale ha deciso: il referendum su eutanasia e suicidio assistito non si farà. La notizia è arrivata nella serata di martedì 15 febbraio con un comunicato da parte dell’ufficio stampa: “La Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
Non si conoscono ancora le motivazioni della decisione: la sentenza sarà depositata nei prossimi giorni. La giornata si era aperta alle 9:30 con la Camera di consiglio a cui hanno preso parte, per decisione del presidente Giuliano Amato, anche sette rappresentati dei comitati promotori che ne hanno fatto richiesta. Presenti 18 avvocati, in 15 chiamati a prendere la parola. Relatore il giudice costituzionale Franco Modugno. Erano otto in totale i referendum in discussione, tra cui quello sulla cannabis legale e alcuni quesiti sul sistema giudiziario.
Cappato: “Divario enorme tra politica e cittadini”
Grande la delusione tra i sostenitori della consultazione. “Questa è una brutta notizia per noi come associazione Luca Coscioni e Comitato promotore”, ha commentato Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, intercettato da Repubblica. “C’è divario enorme tra quello che c’è in società italiana e le istituzioni – ha detto Cappato in un’intervista a Wired rilasciata prima della bocciatura -. Abbiamo raccolto oltre un milione e duecentomila firme: mi sembra evidente che le persone sono ormai ampiamente favorevoli anche tra i cattolici e tra gli elettori dei partiti apertamente ostili alla nostra proposta. Credo, quindi, che nella società italiana sia maturata la consapevolezza di non dover subire la sofferenza. Una presa di coscienza che deriva dal fatto che, con l’allungamento della vita e il miglioramento delle terapie, sono sempre di più le persone che hanno vissuto questo tema direttamente. Il percorso verso il morire è sempre più lungo grazie ai progressi della medicina, e in molte famiglie se ne è fatta esperienza”.
Scontro a distanza
L’esito negativo era in qualche maniera atteso. La speranza di spuntarla c’era. Ma sul tema, nei giorni scorsi, si era consumato uno scontro a distanza. Pochi giorni fa, l’intervento di papa Francesco era stato interpretato come un tentativo di mettere pressione: “La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti” aveva detto Bergoglio.
Ma la posizione del pontefice era stata bilanciata da quella del neopresidente della Consulta Giuliano Amato, che ha invitato i magistrati chiamati a decidere a considerare in primis la funzione dello strumento referendario, e quindi il problema sottostante. Un tema scottante, soprattutto per l’inerzia del Parlamento. “Davanti ai quesiti referendari ci si può porre in due modi – aveva osservato Amato -: o cercare qualunque pelo nell’uovo per buttarli nel cestino oppure cercare di vedere se ci sono ragionevoli argomenti per dichiarare ammissibili referendum che pure hanno qualche difetto. Noi dobbiamo lavorare al massimo in questa direzione, perché il nostro punto di partenza è consentire, il più possibile, il voto popolare”. Amato aveva precisato che non si trattava di un endorsement. Ma, nei fatti, in molti lo avevano interpretato così.
Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo: “La nostra storia ha aiutato a identificarsi”
La Consulta ha bocciato: resta, però, quel milione e duecentomila firme raccolte durante un periodo, quello del Covid, in cui la mobilità era drasticamente ridotta. Tanti, tantissimi tra i firmatari sono giovani: su di loro potrebbe avere avuto un effetto la vicenda di DjF abo, che proprio Cappato accompagnò in Svizzera nel 2017 per togliersi la vita, autodenunciandosi al rientro in Italia. Ne è convinta Valeria Imbrogno, psicologa e compagna del Fabiano Antoniani (questo il vero nome di Fabo). “Credo che vedere come due ragazzi giovani si siano trovati in una situazione più grande di loro, abbia avvicinato i giovani alla questione – aveva spiegato a Wired al telefono prima del voto della Consulta -. Si sono identificati nel tipo di vita che conducevamo: non il caso di una persona anziana, ma quella di una coppia normalissima, in cui lui faceva il deejay e io ero una campionessa di arti marziali”. Una questione, quella del fine vita, forse non spiegata a sufficienza. “Solo adesso stiamo cominciando a farlo. Per chi è spaventato si tratta di un tabù, ma, in realtà, è solo una battaglia per la libertà di poter scegliere della propria vita“, ha detto Imbrogno.
Italia condannata: le procedure per raccogliere firme troppo complesse
E poi c’è la ritrosia della politica. “Lo strumento referendario può rappresentate uno mezzo per rinfocolare la partecipazione politica, oggi scarsa” commenta al telefono con Wired Francesca Re, avvocato e membro di Giunta dell’associazione Luca Coscioni. “La campagna è stata un successo. Dopo averla avviata a fine giugno scorso, da metà agosto abbiamo dato la possibilità di firmare sul web. Il decreto Semplificazioni sulla firma elettronica prevedeva la possibilità di accedere a piattaforme pubbliche per firmare, ma sarebbe entrato in vigore nel gennaio 2022. La piattaforma non era pronta, così abbiamo messo le mani avanti e l’abbiamo pagata noi, primi in Italia. Il ministro Colao ci ha dato l’assenso, ci ha detto: fatelo, ma non posso darvi supporto tecnico. Così siamo partiti” . C’è un incentivo a percorrere questa strada: “Nel 2020 – prosegue Re – l’Italia è stata condannata da Comitato diritti civili dell’Onu perché le procedure di accesso referendum sono troppo complesse”. E adesso che succede? “Tutti i diritti conquistati finora sul fine vita sono stati ottenuti grazie a quelli che in gergo si chiamano ‘contenziosi strategici’, cioè storie di persone che hanno messo pubblicamente la propria vicenda personale, tramite la quale sono stati conquistati diritti per tutti. Continueremo in questo solco, cercando di sollevare nuove istanze di costituzionalità per arrivare a ottenere con più tempo quello che per ora non abbiamo ottenuto con il referendum”.
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2022-02-15 22:05:50