Fake news? I ragazzi italiani incapaci di riconoscerle

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Fake news? Gli adolescenti italiani sono poco attrezzati per riconoscerle. In un momento in cui le tecnologie dell’informazione stanno prendendo il sopravvento su tutto, la capacità di distinguere le informazioni vere da quelle false assume un’importanza capitale. E occorre insegnare ai giovani e ai più piccoli, ormai immersi per ore nella Rete, le strategie per navigare in sicurezza. L’Ocse (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha approfondito proprio quest’aspetto.

In un recentissimo focus sugli ultimi dati (2018) relativi delle competenze in lettura dell’indagine Pisa (Programma per la valutazione internazionale degli studenti), gli esperti dell’Ocse si sono posti questa domanda: “I quindicenni sono preparati per gestire notizie false e disinformazione?”. E spulciando i dati, non sembra proprio che i quindicenni italiani siano attrezzati. Alcuni paesi europei hanno da alcuni anni introdotto nei loro curricula le strategie di comprensione del testo per scoprire se una notizia è veritiera o meno. In Italia siamo all’anno uno. 

Il “54% degli studenti dei paesi Ocse – scrivono gli esperti di Parigi – ha riferito di essere stato formato a scuola su come riconoscere se le informazioni sono distorte o meno”. In alcuni paesi come Australia, Canada, Danimarca e Stati Uniti oltre il 70% degli studenti ha riferito di aver ricevuto questa formazione”. In altri paesi come Israele, Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia, Svizzera – hanno ricevuto questa formazione meno del 45% degli quindicenni. E in Italia? La situazione non è delle migliori considerato che i numeri ci collocano a ridosso dei paesi considerati più indietro: appena il 49% dei ragazzini intervistati riferisce di essere stato messo al corrente del pericolo e ha ricevuto a scuola le giuste dritte per evitare di cadere nelle trappole tese da chi vuole prendersi gioco di loro o, peggio, di chi vuole raggirarli.   

Ma in Italia qualcosa si muove. Dallo scorso mese di settembre, nell’ambito dello studio dell’Educazione civica, è previsto un approfondimento dell’argomento. Ad occuparsi di insegnare agli alunni a smascherare una fake news o un messaggio truffaldino sarà la cosiddetta Cittadinanza digitale, uno dei tre assi dell’Educazione civica. Gli altri due riguardano lo studio della Costituzione e lo Sviluppo sostenibile. Per l’occasione l’Ocse ha elaborato un “indice di conoscenza delle strategie di lettura per valutare la credibilità delle fonti”. Più è alto l’indice, maggiori sono le strategie di lettura in possesso dagli adolescenti per riconoscere la veridicità di un testo. I paesi più attrezzati sono il Regno Unito, la Danimarca, la Germania tutti con indice positivo: attorno al valore di 0,21.  

La media Ocse, che risente di valori parecchio negativi, come quello del Messico (-0,40) e della Turchia (-0,21), è di -0,01. L’Italia mostra un valore ancora più basso: -0,05. Indice che scende a -0,08 per i quindicenni maschi e precipita a -0,24 per quelli provenienti da contesti socio-economico svantaggiati. Quali sono i pericoli che si corrono? “La capacità di distinguere le informazioni buone da quelle cattive è importante per preservare i valori democratici”, dicono dall’Ocse.

Ecco perché. “Il massiccio flusso di informazioni che caratterizza l’era digitale richiede che i lettori siano in grado di distinguere tra fatti e opinioni e apprendano le strategie per rilevare informazioni distorte e contenuti dannosi come email di phishing o notizie false. È stato ampiamente documentano che essere scarsamente informati – concludono dall’Ocse – può portare alla polarizzazione della politica, alla diminuzione della fiducia nelle istituzioni pubbliche e a minare le basi della democrazia”. 



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