Fascismo, politica estera, conti pubblici: come è cambiata la linea di Meloni nell’ultimo mese

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Dalla politica estera al ripudio del fascismo, dalla stabilità dei conti pubblici alla moderazione nelle ricette economiche, dalla flat tax al Ponte sullo Stretto. Fino alla correzione della politica sui migranti con l’azzeramento del blocco navale contro i clandestini. Man mano che procede la campagna elettorale e i sondaggi la danno in costante ascesa, Giorgia Meloni prosegue nell’inversione di marcia: la linea politica cambia, si fa più moderata. Un’operazione che somiglia a un vero e proprio washing.

La condanna del fascismo in un video trilingue

L’accreditamento all’estero come forza democratica non può che iniziare dalla condanna del fascismo. La leader di FdI allora consegna il suo messaggio alla stampa estera in un video addirittura triligue: in inglese, francese e spagnolo. «Ho letto che la vittoria di Fratelli d’Italia nelle elezioni di settembre sarebbe un disastro verso una svolta autoritaria, l’uscita dell’Italia dall’euro e altre sciocchezze di questo genere – incalza dallo schermo -. Nulla di tutto ciò è vero. La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei». Nell’inner circle di Meloni sarebbe iniziato addirittura il pressing per togliere la fiamma dal simbolo, ultimo retaggio del Msi. Ma i tempi non sono ancora maturi per questo passo.

Fedeltà alla Nato

Non solo «una donna, una madre e una cristiana», ma anche la “garante” della posizione italiana all’estero. Fedeltà alla Nato compresa. Giorgia Meloni aggiunge un’etichetta all’identikit che urlò in piazza nel 2019 e da allora un tormentone. Lo ha detto alla Direzione del suo partito e poi lo ha ripetuto alla stampa estera. È lontano dall’Italia che manda il suo messaggio rassicurante: «Con la guida di Fratelli d’Italia e del centrodestra sarà un’Italia affidabile sui tavoli internazionali». Insomma, per gli alleati garantisce lei e così afferra d’imperio il timone del centrodestra, sperando di trainarlo per tutti. Orgogliosamente poi rivendica di essere stata sempre al fianco degli ucraini e contro l’invasione russa, sostenendo in questo la posizione del governo Draghi. Ma non rinuncia a pressare perché nel programma del centrodestra enrri «la difesa della Patria». E il punto di conquista la prima posizione nel documento programmatico della coalizione.

Stabilità dei conti pubblici

Stop alle promesse mirabolanti. Meloni si tiene lontana dal promettere l’aumento delle pensioni minime a mille euro al mese piuttosto che la flat tax al 15% per tutti (come fanno i suoi alleati). Nel raccontare quale flat tax vorrebbe, spiega come sia meglio iniziare ad applicarla sui redditi incrementali, cioè sull’aumento del reddito rispetto all’anno precedente. «Si stimola la produttività, si fa emergere il nero, senza stressare troppo i conti pubblici» dice. Il mantra della stabilità delle finanze dello Stato entra a far parte dei temi della leader FdI.

Il Ponte sullo Stretto

Nel programma del centrodestra questo argomento è affrontato con sole cinque parole: «Realizzare il Ponte sullo Stretto». Non una virgola di più. E dicono che, anche su questo punto, Giorgia Meloni abbia imposto il freno alla coalizione. Che senso ha rilanciare un progetto di venti anni fa? avrebbe detto Meloni, ottenendo per ora una citazione striminzita sul programma. Anche in questo caso, la leader di FdI teme che presentare una fotocopia del programma di centrodestra di alcune campagne elettorali fa possa minarne la credibilità.



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